Dedicato a tutti i soci, gli amici e le persone
che ci hanno seguito in questi primi quattro anni.
Rock of The Marne!
Sezione 16, dedicata a Floyd K. Lindstrom, Medal of Honor
Dedicato a tutti i soci, gli amici e le persone
che ci hanno seguito in questi primi quattro anni.
Rock of The Marne!
Le poche righe di questo articolo, scritto su quanto un nostro socio ha
trovato, devono avere la premessa che al momento si tratta di supposizioni, che
stiamo ancora verificando, ma che molti indizi ci portano a pensare che il
possessore dell’oggetto trovato fosse il reale firmatario. Chiaramente prima di
dare toni trionfalistici al ritrovamento dobbiamo esserne sicuri. In questo
momento vogliamo condividere con voi la gioia di una scoperta e poter sognare
che colui che ha posto la firma su un oggetto sia stato un ufficiale americano
che conosciamo molto bene. Una firma, abbiamo detto, una semplice firma su un
oggetto caro ai soldati in battaglia, la propria borraccia. Sulle pareti di
ogni personale borraccia venivano incisi nomi di battaglie, di amori, di amici.
La borraccia non era solo il contenitore con cui ci si dissetava dopo i
combattimenti, era un rifugio dove trascorrere le ore di pausa o le notti
insonni, era un calendario dove segnare date e gli anni trascorsi in guerra,
era la tela dove scrivere i desideri che non si potevano condividere con
nessuno. Quando nella gavetta la minestra calda era finita e l’ultimo rumore
del cucchiaio aveva lasciato lo spazio al silenzio ed ai ricordi; la gavetta
ancora calda, ruotata alla luce flebile delle candele, riportava il nome della
propria amata, dei propri cari, e chiudendo gli occhi ci si sentiva di nuovo a
casa nel giorno del ringraziamento. Il tepore del metallo trasmetteva alle mani
quella mancanza di una sensazione di calore umano che la guerra toglie ad ogni
uomo. Borraccia e gavetta diventavano l’unico legame verso quel mondo che si
era lasciato a casa e che ritornava nel momento familiare per eccellenza, la
condivisione del pasto in famiglia o di un sorso d’acqua.
Il ritrovamento di una borraccia sul campo di battaglia è sempre
un’emozione, la battaglia lascia con sè morti e dispersi, ma anche tanti
oggetti di uso comune. La borraccia, pur essendo di uso comune, era intimamente
legata al soldato, lo accompagnava in ogni azione, in ogni momento. Posta sempre
appesa al cinturone, viveva con il soldato e spesso ne portava le tracce
dell’ultimo giorno di vita.
La nostra borraccia, trovata sui campi di battaglia della Winter Line sulle
montagne intorno a Mignano Montelungo ha solo incisi due nomi, di cui barrato.
Ma è il nome non barrato, che per noi ha un significato particolare, perché
è stato, insieme al nome di Floyd Lindstrom, il volano tutto quanto abbiamo
costruito fino ad oggi. Per lui e per Floyd, destinatari di della più alta
onorificenza degli Stati Uniti d’America è iniziata la storia dell’avamposto
nr. 16.
Britt!
Maurice Lee Britt? Ufficiale del 30th reggimento della Terza Divisione di
Fanteria passato per Monterotondo a novembre del 1943 e tornato nelle retrovie
alla fine della missione con la Medal of Honor.
Gli indizi ci sono; il luogo del ritrovamento, il cognome e quel modo di
barrare le due “T” presente anche nella sua firma.
Il ritrovamento è stato fatto dal Presidente del Museo Historicus di
Caspoli, socio dell’Associazione della Terza Divisione di Fanteria US Army sez.
16 Ita. La borraccia è attualmente esposta come reperto storico relativo alle
battaglie del Mignano Gap de novembre 1943, ma è distante dalla parte dedicata
a Maurice Lee Britt. Speriamo che preso la borraccia possa essere esposta
accanto alla foto di Britt.
Nel frattempo le foto che ci lasciano
pensare e sperare.
Op. 16 - Italia
Nel nostro piccolo viaggio di
questi giorni, possiamo solo immaginare, in una notte fredda e umida di
novembre, le sensazioni di coloro che dopo una doccia calda, un pasto caldo,
tornavano nelle tende per la notte, una notte senza lo schianto di colpi di
mortaio, di artiglieria, senza gli spari e le grida.
E proprio nel silenzio di una
notte senza guerra che ogni soldato ricorda tutto ciò che gli è più caro e ciò
che ha perso in battaglia, gli amici, i fratelli in armi.
Ho sempre immaginato notti
come queste, dove il ricordo di tanti fratelli caduti tornava più forte nei
ricordi.
Intere compagnie decimate, ridotte a pochi elementi e tutti gli amici lasciati sulla montagna, persi o visti
andare via su una barella o avvolti in un telo sul dorso di un mulo.
E’ in sere come queste che il
cielo si capovolge e gli occhi lucidi, nel ricordo di quelli che non sono
tornati, diventano luci nella penombra della notte, come stelle lontane nel
cielo.
La Terza Divisione di Fanteria alla fine vincerà la sua guerra, entrerà in Germania, la bandiera a strisce bianche e blù sfilerà a Monaco e Norimberga. Toglierà la bandiera nazista dal rifugio dell’aquila di Hitler.
Ma nulla potrà in queste notti per alleviare il dolore di chi sta ripensando a George, John, Edward, Arthur,
Pete, Thomas, Harold, William, Antony, Sanford e tutti gli altri nomi che escono
dalle tende e come l’alito caldo in inverno volano nel cielo per sparire dopo
un attimo.
“Quando ero bambino, mi dicevano
che la guerra lascia un marchio, sugli uomini. Anch’io mi porto addosso questo
marchio? Questi anni di sangue e di rovina mi hanno spogliato di ogni umanità? Di
ogni fede? Non di ogni fede. Credo nella forza di una bomba a mano, nella
potenza dell’artiglieria, nella precisione di un Garand. Credo nella necessità
di colpire prima di essere colpiti; e credo che non ci sia niente di nobile
nell’aspetto di un uomo morto. Ma credo anche in uomini come Brandon e Novak e
Swope e Kerrigan; e come tutti gli uomini che hanno tenuto testa al nemico,
accettando le batoste senza batter ciglio e le vittorie senza menar vanto. Gli
uomini che sono andati all’inferno e di nuovo farebbero la strada di andata e
ritorno per salvare ciò che il loro paese ritiene giusto e onesto. Il mio
paese. L’America.”
Audie Murphy, Terza Divisione
di Fanteria, 15° Reggimento, 1° Battaglione, Compagnia B.
Quota 193 Monterotondo 7 novembre
1943 – Winter Line.
[... Ero ai piedi della mulattiera la notte in cui hanno portato a terra il corpo del capitano Waskow. La luna era quasi piena in quel momento e si poteva vedere in lontananza il sentiero e persino in parte attraverso la valle sottostante. I soldati creavano ombre al chiaro di luna mentre camminavano.
Uomini morti erano scesi dalla montagna tutta la sera, attaccati alle spalle dei muli. Venivano sdraiati a pancia in giù sulle selle di legno, con la testa che pendeva sul lato sinistro del mulo, le gambe irrigidite che sporgevano goffamente dall'altro lato, dondolando su e giù mentre il mulo camminava.
I muli italiani avevano paura di camminare accanto a uomini morti, quindi quella notte gli americani dovevano condurre i muli giù. Anche gli americani erano riluttanti a sbloccare e sollevare i corpi in fondo, quindi un ufficiale doveva farlo da solo e chiedere ad altri di aiutare.
Il primo è arrivato la mattina presto. Lo fecero scivolare giù dal mulo e lo rimisero in piedi per un momento, mentre riprendevano una nuova presa. Nella penombra avrebbe potuto essere solo un malato lì in piedi, appoggiato agli altri. Quindi lo posarono a terra all'ombra del basso muro di pietra lungo la strada.
Non so chi fosse il primo. Ti senti piccolo in presenza di uomini morti, ti vergogni di essere vivo e non fai domande stupide.
Lo lasciammo lì lungo la strada, quella prima, e tornammo tutti nella stalla e ci sedemmo sui bidoni dell'acqua o ci stendemmo sulla paglia, aspettando la prossima partita di muli.
Qualcuno ha detto che il soldato morto era morto da quattro giorni, e poi nessuno ha detto più niente al riguardo. Abbiamo parlato con i soldati per un'ora o più. Il morto giaceva tutto solo fuori, all'ombra del basso muro di pietra.
Poi un soldato è entrato nella stalla e ha detto che c'erano altri corpi fuori. Siamo usciti in strada. Quattro muli stavano lì, al chiaro di luna, sulla strada dove il sentiero scendeva dalla montagna. I soldati che li guidavano stavano lì ad aspettare. "Questo è il capitano Waskow," disse uno di loro a bassa voce.
Due uomini gli sferzarono il corpo dal mulo, lo sollevarono e lo posarono all'ombra accanto al basso muro di pietra. Altri uomini hanno tolto gli altri corpi. Alla fine erano cinque giacevano da un capo all'altro in una lunga fila, lungo la strada. Non nascondi uomini morti nella zona di combattimento. Stanno semplicemente sdraiati nell'ombra finché qualcun altro non li riprende.
I muli senza fardelli si trasferirono nel loro uliveto. Gli uomini sulla strada sembravano riluttanti a partire. Rimasero in piedi, e gradualmente uno per uno li sentii avvicinarsi al corpo del capitano Waskow. Non tanto per guardare, credo, quanto per dire qualcosa in modo definitivo a lui ea se stessi. Ero lì vicino e potevo sentire.
Un soldato è venuto e ha guardato in basso, e ha detto ad alta voce: "Maledizione". È tutto quello che ha detto, e poi se n'è andato. Ne è arrivato un altro. Disse: "Dio, maledizione, comunque." Guardò in basso per alcuni ultimi istanti, poi si voltò e se ne andò.
Un altro uomo è venuto; Penso che fosse un ufficiale. Era difficile distinguere gli ufficiali dagli uomini nella penombra, perché erano tutti barbuti e sudici. L'uomo guardò in faccia il capitano morto, e poi gli parlò direttamente, come se fosse vivo. Disse: "Mi dispiace, vecchio".
Poi un soldato venne e si fermò accanto all'ufficiale, si chinò, e anche lui parlò al suo capitano morto, non in un sussurro ma in modo terribilmente tenero, e disse:
"Sono certo che mi dispiace, signore."
Quindi il primo uomo si accovacciò, si chinò e prese la mano morta, e rimase lì per cinque minuti interi, tenendo la mano morta nella sua e guardando attentamente il viso morto, e non ha mai emesso un suono per tutto il volta che si sedeva lì.
E alla fine ha abbassato la mano, poi ha allungato una mano e ha raddrizzato delicatamente i punti del colletto della camicia del capitano, e poi ha risistemato i lembi della sua uniforme intorno alla ferita. E poi si alzò e se ne andò per la strada al chiaro di luna, tutto solo.
Dopodiché, tutti noi tornammo nella stalla, lasciando i cinque morti distesi in fila, un capo all'altro, all'ombra del basso muro di pietra. Ci stendemmo sulla paglia nella stalla e ben presto ci addormentammo tutti. ... ]
Ernie Pyle - Life
San Pietro Infine - Dicembre 1943 - Winter Line
Il brano è considerato il più bell'articolo di tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army
avamposto nr. 16 Italia
Volens et Potens
Il 16 novembre del 1943 la Terza Divisione di Fanteria venne ritirata dal Passo di Mignano e sostituita dalla 36a Divisione Texas. Le battaglie proseguiranno ancora per quasi tutto il mese di dicembre, con centinaia di caduti e decine di medaglie. Ai primi di dicembre arriverà inoltre sul fronte il Primo Raggruppamento Motorizzato,aggregato alla 36a Texas, era il rinato esercito Italiano cobelligerante con gli Alleati, che inizierà, dai primi scontri di dicembre, quello che verrà definito "il Secondo Risorgimento Italiano".
La Terza Divisione di Fanteria aveva attaccato un punto strategico della Winter Line e conquistato due alture della linea difensiva tedesca; la vetta di monterotondo e la prima quota di montelungo.
Il prezzo in termini di morti feriti e dispersi fu altissimo ed occorreva ricostituire interi reparti rimasti decimati.
La divisione raggiunse quindi il campo base a Calvi Risorta per essere riorganizzata in vista dello sbarco di Anzio, dove, in un giorno solo, perse circa 900 uomini.
Più a nord la 34th Red Bull e la 45th Thunderbird avevano conquistato importanti posizioni.
Nelle memorie dell'Historical Division, War Department, si legge:
CENTER OF MILITARY HISTORY
ESERCITO DEGLI STATI UNITI
WASHINGTON, DC, 1990
Stampato per la prima volta dalla Historical Division, War Department,
per la serie American Forces in Action, 1945
GLI ESERCITI ALLEATI dal 6
ottobre al 15 novembre avevano conquistato un'area profonda da venti a sessanta
miglia in tutta la penisola italiana. A est l'ottava armata aveva paralizzato
l'avanzata della quinta armata a ovest, contro simili ritardi e azioni di
retroguardia nemiche. Sia la Quinta che l'Ottava Armata avevano raggiunto le
difese esterne della Winter Line e si fermarono per un meritato riposo prima di
rinnovare l'attacco. La seconda fase della campagna italiana si è conclusa.
Pioggia e fango e notti fredde, lunghe marce e duri combattimenti per campagne
spesso così aspre che solo truppe a piedi e muli potevano attraversare non
avevano fermato l'implacabile viaggio verso nord.
Entro sei settimane, le truppe
della Quinta Armata avevano respinto i tedeschi al Volturno, avevano eseguito
un difficile attraversamento del fiume di fronte a un nemico ben trincerato,
avevano continuato ad attraversare il fiume una seconda e una terza volta e
avevano costretto Kesselring a spostare il suo esercito nella catena di
montagne che formò la sua successiva forte posizione difensiva. Sia che
combattessero attraverso fiumi, valli o ripidi pendii di montagne, i nostri
uomini avevano dimostrato ovunque la loro capacità di sconfiggere la decantata
razza padrona di Hitler.
Le vittorie della Quinta Armata
non furono vinte senza un grave dispendio di vite americane. Le vittime totali
in battaglia dell'esercito dal 7 ottobre al 15 novembre furono 9.693. Le unità
americane subirono 6.846 vittime, di cui 1.360 uccise, 5.189 ferite e 297
disperse in azione.
Le vittime per divisione furono:
2.699 per la 3d Division,
1.658 per la 34°
1.370 per la 45a
Le perdite più pesanti nel VI
Corpo degli Stati Uniti avvennero il 13 ottobre e il 4 novembre, giorni durante
i quali furono effettuati il primo e il terzo passaggio del Volturno. Il
primo assalto costò 545 uomini al VI Corpo, mentre nell'ultimo ci furono 483
vittime.
British 10 Corps ha avuto un
totale di 2.847 vittime di battaglia, di cui 443 sono stati uccisi, 2.007
feriti e 397 dispersi. Le perdite non in battaglia durante il periodo erano
circa uguali alle perdite in battaglia.
Le perdite inflitte al nemico non possono essere valutate con precisione. Un totale di 1.994 prigionieri nemici caddero nelle mani della Quinta Armata durante il periodo dal 1 ° ottobre al 15 novembre. Il VI Corpo ne rappresentava 1.617, mentre il 10 Corpo ne ha presi 377. L'ordine nemico in battaglia rimase alquanto confuso durante il periodo, ma quasi tutti i prigionieri riferirono che pesanti perdite erano state subite dalle loro unità, alcune delle quali erano state ridotte a metà delle forze. La pressione costante stava mettendo a dura prova le truppe di Kesselring. Nelle ultime sei settimane, la Quinta Armata aveva fatto di più che vincere una parte considerevole della strada per Roma. Costringendo l'alto comando tedesco a mettere sempre più divisioni in Italia, aveva dato un importante contributo alla distruzione della macchina militare di Hitler.
I decorati della Terza Divisione di Fanteria US Army dal 12 al 22 novembre del 1943
Mignano Gap, appunti di guerra.
La conquista di Monterotondo avvenne l’8 novembre, in una mattina nebbiosa, dopo due giorni passati sotto la neve senza equipaggiamento invernale e senza cibo, che fu consegnato solo poche ore prima del secondo attacco.
Per quest’azione furono sostenuti da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra loro, che fecero fuoco sulle due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la difesa del 3° Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia, risalendo la collina ripida e fangosa per raggiungere la vetta. Per la conquista della vetta il 30° rgt ebbe la Presidential Unit Citation, un nastrino blù rettangolare bordato da un cordoncino color oro, una delle più alte onorificenze militari delle forze armate statunitensi, conferita per "atti di straordinario eroismo contro il nemico". Il 30° rgt aveva un’altra decorazione sulla sua divisa.
Anche un battaglione del 15°rgt. Fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo mentre un secondo si posizionò lungo l’Highway Six (via Casilina) tra le colline di Montelungo e Monterotondo per garantire la chiusura di una curva difensiva. Tra questi uomini c’era Audie Murphy, il soldato che alla fine della seconda guerra mondiale avrà ricevuto il più alto numero di medaglie.
Lo stesso giorno, intenzionati a riconquistare la collina, un reggimento dei panzergrenadier (II/8°) lanciò diversi attacchi contro alcune compagnie della terza divisione posizionate sulla sommità demonte.
La storico della 3a divisione ci ha descritto i loro attacchi come non coordinati tra loro, questo fatto fu strano per gli americani, abituati all’organizzazione tedesca nella difesa e nell’attacco.
La forza del battaglione tedesco alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli trenta uomini tanto da rendere necessario al comando tedesco di riunire il II° e il III° battaglione (III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di nuovo una unità efficiente.
Von Senger, disperato per gli esiti degli scontri e deciso a riprendere Monterotondo, ordinò al 104° reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di riserva, di riconquistare la vetta di Monterotondo “a tutti i costi”.
Von Senger ordinò inoltre al gruppo di combattimento di Otto Von Corvin di prenndere posizione ella zona di San Pietro Infine, la battaglia di San Pietro era all’orizzonte. L'avrebbero conosciuta il mese successivo i ragazzi della 36ma Texas Div.
Durante la notte del 9 novembre il 104° reggimento Panzergrenadier superò l’8° Panzergrenadier alla base della collina di Monterotondo.
Questo battaglione aveva ancora prigionieri gli americani catturati durante gli attacchi dell'8 novembre, dalle fonti storiche della divisione, sembra si trattasse di soldati di alcune postazioni di mitragliatrici rimasti tagliati fuori dal contrattacco tedesco.
Il 104°, avendo come ordine di riprendere Monterotondo a tutti i costi, decise che il fine giustificava i mezzi e prese in carico i prigionieri americani informandoli che sarebbero stati posizionati di fronte al battaglione durante l’attacco, utilizzandoli di fatto, come scudi umani. Questo stratagemma fu messo in atto fin dalla sera, quando due compagnie del 104° avanzarono nella notte fino alle pendici orientali di Monterotondo portando con se i prigionieri e poi il giorno dell’attacco, come stabilito, usandoli come scudi umani.
Il 9 novembre del 1943, Monterotondo era difeso da tre sottodimensionate compagnie del 3° Btg. 30° Rgt. della Terza Divisione Americana.
Una delle tre compagnie, la L, era posizionata in basso e ridotta a soli 55 uomini, dei 200 di cui era composta all’inizio della campagna di liberazione e doveva controllare e difendere una zona boscosa di circa 550 metri posta sul versante orientale della collina.
I tedeschi all’attacco predisposto per il 10 erano più di cento e in quel giorno su quel versante un giovane ufficiale si distinse meritando la Medal Of Honor era la prima del Mignano Gap.
A battaglia ultimata furono contati 14 morti tedeschi su quel lato della montagna, molti di loro uccisi da questo ufficiale.
Dal diario di guerra del 7th reggimento la situazione nei giorni 8 e 9 non era delle migliori.
8 novembre 1943:
06:30: La compagnia 'F' è ancora in cima al Monte La Difensa, resto del battaglione ora in movimento, una compagnia alla volta, per unirsi alla compagnia 'F'
14:40: Le compagnie 'E' e 'F' in cima a Monte La Difensa, 'G' e 'H' a metà collina, alle 14:10 elementi di punta avevano incontrato il fuoco delle mitragliatrici.
19:45: Tutto calmo nella zona del 2 ° Battaglione
22:35: l'azione del cecchino è frequente
9 novembre 1943:
04:45: il battaglione riceve fuoco di mitragliatrice intermittente; sembra essere predisposto su percorsi di avvicinamento, la compagnia 'E' tenta di andare avanti. Il resto del battaglione avanzerà di mattina, alcune vittime.
06:40: 2 ° battaglione riceve fuoco di armi leggere
10:30: suggerisco di dividere i rifornimenti per il 1 ° e il 2 ° battaglione, che sono sulle montagne dove la situazione è difficile.
11:10: la divisione tenterà di rifornire i battaglioni in aereo
11:53: praticamente fermi al momento, ricevendo fuoco pesante dal fianco sinistro del Monte Difensa
17:25: il comandante generale [Truscott] vuole il 1 ° e il 2 ° battaglione all’attacco per ottenere l'obiettivo di divisione domani, vuole l'identificazione dell'unità dei prigionieri il più rapidamente possibile.
17:25: il 2 ° battaglione è stato ingaggiato con il fuoco di mortai per tutto il pomeriggio, fuoco nemico proveniente da entrambi i fianchi, il battaglione ha inflitto molte vittime al nemico, stima che 50-70 tedeschi siano stati uccisi.
Nei primi 9 giorni di novembre vennero conferite per le operazioni tra Pietravairano ed il passo di Mignano una serie di medaglie; il conto finale, alle fine di dicembre sarà incredibile.
Dal primo novembre al giorno 9 si contano i seguenti decorati:
Attacco a Monterotondo
Attacco a Montelungo
Attacco a Monte La Defenza
Supporto alle tre direttrici di attacco
Alla fine del lavoro di questi giorni, per onorare e ricordare il sacrificio di tanti soldati venuti per ridare una speranza di vita libera ad una popolazione stremata, resta l'immagine di un gigantesco fiume di medaglie che ha toccato le divise di tutti i reparti, di tutti i gradi; dal maggiore al soldato semplice, dal capitano al carrista, fino al medico ed al reparto del genio.
Domani, 10 novembre, sarà il giorno del Tenente Maurice Lee Britt, che in questa notte fredda di 77 anni fa, non sapeva ancora cosa il Dio Ares aveva riservato per lui.
Il tenente colonnello Kevin T. Black, direttore dell'addestramento e delle operazioni della 3a divisione di fanteria e nativo di Hoover, Alabama, è stato promosso a colonnello dalla sua famiglia e dal generale Antonio A. Aguto, comandante generale, 3 ° ID in una cerimonia tenutasi al Marne Garden, il 23 ottobre.
Black è stato uno dei soli 14 tenenti colonnelli selezionati da tutta l'esercito degli Stati Uniti dal processo di gestione dei talenti per ricevere una promozione Brevet. Il programma consente a un ufficiale di grado junior di servire un grado più alto, indossare il grado ed essere pagato al grado più alto quando assegnato a una posizione critica.
Black è stato incaricato come ufficiale dell'armatura attraverso il programma ROTC dell'esercito dell'Università dell'Alabama a Tuscaloosa nel 2001, dove ha conseguito una laurea in ingegneria meccanica. Ha inoltre conseguito un Master in comunicazione e leadership presso la Park University nel 2014 (foto dell'esercito americano del sergente Zoe Garbarino)
#ROTM #Brevet
Foto Archivio Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army sez. Italia - Liberazione di Roma