Foto: Rocky il Bulldog, immagine del "Dogface Soldiers" (soldati con la faccia da cane)
Si riferisce a un soldato di fanteria dell'esercito americano che presta servizio nella fanteria, specialmente durante la seconda guerra mondiale
La canzone Dogface Soldiers, originariamente scritta nel 1942 da due soldati di fanteria dell'esercito americano, Ken Hart e Bert Gold. Fu ascoltata dal Gen. Lucian K. Truscott ed è stata adottata come canzone ufficiale della 3a divisione di fanteria, ed è stata ampiamente suonata e cantata durante la seconda guerra mondiale. La canzone alla fine vendette 300.000 copie. Ancora oggi è cantata ogni mattina dopo la sveglia dai soldati della 3a divisione di fanteria mentre si trovano in guarnigione a Fort Stewart ,Georgia e Hunter Army Airfield , Georgia.
Rocky il Bulldog fu disegnato da Walt Disney nel 1965.
Così la Terza
Divisone è entrata nella mia vita.
Le notti che amo di più sono
quelle con il maltempo.
La candela, rigorosamente alla
vaniglia è subito accesa; perché dalle mie parti la corrente spesso cade nelle
notti burrascose. Le luci sono ridotte al minimo e ci si prepara allo
spettacolo.
Il vento e l’acqua sferzano le finestre, mentre sprofondo nella poltrona della camera ed inizio a circondarmi di libri, post-it e matite da temperare sempre.
Ho lasciato le finestre senza la
copertura delle persiane, per vedere l’acqua che batte sui vetri e le luci dei
fulmini che riempiono di blu e bianco la stanza per poi farla tornare buia.
Alla luce dei fulmini, la vetrina
in fondo alla stanza s'illumina e vedo per un attimo l’elmetto e
le varie patch della Terza Divisone; quella in metallo, regalata dal presidente
e le altre della Seconda Guerra Mondiale. Appare la bronze star, nella sua
confezione, i bossoli della buca di Floyd Lindstrom, la medaglia del
centenario, il mio cappello con gli stemmi ed il papavero rosso, gli attestati sulle pareti e la bandiera rossa e blu sull'asta con la freccia dorata.
Appaiono per un secondo e poi
spariscono, seguite dal suono del tuono; è un effetto che mi piace. Per un
po' resto così, sono quelle notti in cui vorresti raggiugere la moglie a letto, perchè ha paura dei tuoni, ma anche restare ancora un po' accanto alla storia.
In fondo siamo fortunati ad avere
delle mogli che comprendono il nostro destino: chiamato dalla storia! Come lo definisco
io.
Ed il mio destino era la Terza
Divisione di Fanteria, il suo richiamo lo sento sempre, in notti come queste o
girovagando nei luoghi dei combattimenti in Italia.
Stando comodo sulla poltrona tra gli appunti ed i libri la
storia dei “dogface soldiers” si apre alla mia vista ed alla mia
conoscenza, ma è quando sono a piedi, sulla sommità delle colline, come a Monte
Lungo o nelle “fox hole” di Monterotondo, rimaste intatte; quando osservo i ruderi di una vecchia casa che
fu ospedale per i ragazzi del 7th reggimento, posta alla base di Monte Camino; è in
questi luoghi che sento il compiersi del richiamo della storia, di quella
storia che si è unita alla mia e mi fa essere come un “dogface” nei
boschi, che sente l’odore e abbaia agli altri del branco per far sentire la sua
presenza e cercare gli altri “dogface” chiamati dalla storia al loro
destino.
Il destino non è altro che questo
continuo desiderarne la presenza, ricercarla, come un’orma nel sottobosco e
seguirla fino alla tana dei “dogface soldiers”.
Non si può spiegare, come non si
può spiegare l’emozione del profumo dell’erba appena tagliata, la vista della
brina sulle felci, la sensazione di stare sdraiati nel silenzio e nel fango di
una “fox hole”, nei resti di una trincea o davanti ad una croce bianca
di cui conosci la storia di quel nome, perché forse sei stato nella sua buca,
ma sicuramente eri nel luogo che lo vide per l’ultima volta respirare.
Non è felicità, non è gioia, si è appagati, sazi di qualcosa di intangibile che è dentro di noi, che non sapevi di avere e che emerge in tutta la sua forza. La consapevolezza di essere stati scelti per seguire una missione, un distintivo a strisce diagonali bianche e blu che ha fatto sempre parte della tua vita.
Era a un passo da te ma non lo vedevi
fino a quando si è manifestato, un po' alla volta lungo la tua vita, fino al
giorno in cui tutto diventava più chiaro ed il “dogface” trovava la sua
tana.
Ho vissuto i primi 18 anni della
mia vita in un quartiere popolare di Roma, Centocelle, cosi chiamato perché in
epoca romana c’era un avamposto per il ricovero dei cavalli. Da ragazzi
andavamo a giocare in un grande prato a poca distanza da casa, veniva chiamato
“i pratoni” per la sua grandezza. Al centro era pericoloso giocarci perché
c’erano i rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, in parte crollati.
Oggi è una colata di cemento e asfalto, con strade, palazzi e centri
commerciali.
Qualche giorno fa leggendo sulla
liberazione di Roma, ho appreso che il 30th reggimento partì la mattina alle
5.30 da Valmontone e percorrendo la via Casilina raggiunse Centocelle
fermandosi a nord ovest in attesa di entrare a Roma. A nord ovest ci sono “i
pratoni”; li ho frequentati per 18 anni prima che la mia famiglia si
trasferisse a Villa Adriana, presso Tivoli ed in seguito a Castel Madama a cinque
chilometri verso est.
In questa nuova residenza, le
strade che percorro ogni giorno da 38 anni sono quelle che percorse il 7th
reggimento per entrare a Roma, in quel 4 giugno del 1944; anche questo l’ho
scoperto dalle ultime traduzioni dei testi in inglese sulla storia della Terza
Divisione.
Nel mio girovagare degli anni
passati, prima che il destino della storia non si palesasse ai miei occhi, i paesi più visitati furono tutti quelli che liberò la Terza Divisione di
Fanteria: Artena, Cori, San Cesareo, Palestrina; ho mille ricordi di quelle
zone e furono quelle che videro i carri del 601th Tank Destroyer con sopra i “dogface
soldiers” della Terza Divisione, salutare la popolazione liberata.
Andavo ogni anno a mangiare le
fragole in una nota località e passavo davanti ad una lapide bianca dedicata al
Col. Toffey.
E poi ancora, quando fui invitato ad Anzio, per le celebrazioni dello sbarco e comprai la mia prima divisa US Army per partecipare alle rievocazioni storiche, quando ormai la storia stava iniziando a delineare i contorni del mio destino.
Ricordo un hotel semplice e dal
personale cortese, al centro delle zone dei combattimenti successivi allo
sbarco. Una notte a leggere la storia di quanto accadde a gennaio del ‘44, sul
libro di Rick Atkinson e poi la mattina, per la prima volta indossavo una
divisa US Army.
La sentivo addosso, avvertivo il
peso della storia che rappresentava; scesi le scale verso la hall in silenzio,
con l’elmetto fissato male che si muoveva in ogni parte. Raggiunta la sala mi
presentai e mi dissero che avevo la patch della 5a armata e che non andava bene,
misero la mano nella tasca e mi regalarono una patch nuova, era a strisce
diagonali bianche e blu.
“Oggi siamo la gloriosa Terza
Divisione!” “cucila subito che si
parte!” mi dissero.
Trovai una signora gentile
dell’hotel che tolse la patch della 5a Armata e con pochi punti mise quella
della Terza Divisione, uscii e salii sul Dodge, insieme agli altri, tutti della
Terza Divisione, eravamo un mare di onde bianche e blu e mi sentii far parte di
loro anche se non li conoscevo.
L’estate successiva andai in
Austria per le vacanze e da lì raggiunsi Berchtesgaden, meta turistica ma anche
storica. Raggiunta, visitai il museo alla base della collina dove si trova il
rifugio dell’Aquila di Hitler e vidi una foto con dei soldati, avevano
sull’elmetto la stessa patch che mi avevano regalato.
“Come facevano da Anzio ad
essere arrivati fino lì?”
domandai a quella ragazza con me
nel viaggio che ancora non sapeva sarebbe diventata mia moglie.
Ripensai a quella foto, alla
patch, il “dogface” aveva annusato una pista ed aveva ripreso la ricerca
della sua tana, ma la vacanza in seguito distolse i suoi pensieri.
La storia ormai aveva iniziato a scorrere nel sangue ed iniziai i miei primi viaggi a Cassino; ricordo che la prima volta mi aveva portato all’abazia mio padre, io ero piccolo, ma già sapevo che i parà tedeschi avevano conteso quel monastero e la collina contro un esercito intero, ma non ricordo chi me lo aveva detto, mio padre di certo no, lo sapevo forse dalle letture dei fumetti di super eroica, che tutte le estati erano il premio per la mia promozione, dato che spendevo tutti i soldi che mi davano a casa per quelle riviste che leggevo sulle scale della scuola elementare, appoggiato al cancello chiuso sotto il sole cocente di giugno, fino a farmi diventare le mani nere e profumate dall’inchiostro.
Tornai a Cassino per vedere
i luoghi della battaglia e mi portarono a conoscere altri “dogface”,
ognuno con il suo richiamo della storia, con le sue emozioni, il suo fiuto e la
ricerca della sua tana e fummo subito branco.
Da Cassino il richiamo mi portò
fino al “Mignano Gap”; Montelungo e Monte Camino che stringono la via Casilina (HWSix) vennero percorsi in
lungo e in largo, insieme al branco dei nuovi “dogface”.
Il nostro fiuto era verso la 36th Texas, i bersaglieri ed i fanti italiani, che combatterono insieme agli
americani; agli inglesi ed alla First Special Service Force, che
guardo sempre con onore e rispetto, per la loro guerra sempre un passo avanti
agli altri verso il nemico.
Ma da ogni parte guardavo, notavo
sempre quel piccolo monte, basso, tutto rotondo, era un richiamo, una cosa che
mi attirava e di cui non sapevo il motivo; le notizie erano poche e tutte
riferite a dicembre del 1943 quando il monte fu occupato dalla 36th Texas.
In quel periodo stavo iniziando a
curiosare sulle medal of honor della 36th Texas in zona e trovai due nomi, “near
Mignano Montelungo” diceva la citazione del luogo in cui il valore
dell’uomo era andato oltre l’immaginazione. Erano due “dogface soldiers”
della Terza Divisione! Uno si era distinto proprio su quel monte che guardavo
sempre, era Maurice Lee Britt.
Anzio, Berchtesgaden, Mignano Montelungo… la Sicilia, l’Africa, erano stati ovunque, ma dovevo riprendere tutte le loro tracce per capire ed iniziai a concentrare le ricerche ed osservare le cartine geografiche fino a scoprire che i primi scontri della Winter Line erano stati a novembre per mezzo della Terza Divisione di Fanteria che proveniva da sud ed aveva oltrepassato il fiume Volturno. Quella era la zona dove mi portavano le mie tracce, quella era la zona dove sarei dovuto andare a cercare la mia tana.
Per anni ero andato su quei monti
a ricordare fatti e combattimenti di dicembre ma non sapevo cosa fosse accaduto
a novembre. era tutto così imperdonabile ma era successo.
Tutto ad in certo punto divenne
più chiaro; la storia della Terza Divisione si apriva ogni giorno a nuove
scoperte e l’Africa, la Sicilia, Battipaglia, la Winter Line, Nettuno, Roma,
poi la Francia, i Vosgi, il Reno, la Germania e Berchtesgaden, erano per me
anche Centocelle, il pratone, Palestrina, San Cesareo, la casa in campagna, la
Tiburtina, le vacanze in Germania, in Francia, Cassino, la via Casilina, Monte
Lungo, Monte Camino, Monte Rotondo, la mia vita aveva percorso per anni i
luoghi della Terza Divisione e man mano la storia mi aveva avvicinato a quei
colori bianchi e blu.
Annusavo l’aria, il “dogface”
stava per raggiungere la sua tana, guardavo la vetta di Monte Camino e pensavo “Volens
et Potens!”, dalla quota di Montelungo dicevo “Can Do!”, mi fermavo
a ricordare i combattimenti di Monterotondo e dentro di me dicevo “our
country, not ourselves!”
Una sera come questa, fredda e
piovosa, decisi di collegarmi al sito internet della Terza Divisione di
Fanteria US Army e feci il mio abbonamento all’associazione. Scoprii che ero
solo in Italia, venni unito al gruppo Internazionale, ma avevo trovato la mia
tana, avevo seguito le tracce di tanti “dogface” e li avevo raggiunti.
Erano i figli, i nipoti, di quei “dogface soldiers” che erano venuti un
giorno in Italia per sbranare bestie feroci e liberare i boschi dalla loro
presenza. Quei boschi dove oggi annuso l’aria in cerca delle tracce del
passaggio di quegli eroi con la faccia da cane, sporchi e con la barba incolta e ne sento ancora la loro presenza.
Dedicato a
tutti i “dogface” dell’associazione
Luigi S.
Presidente Ass. Terza Divisione di Fanteria, avamposto 16, Italia
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