Nel 1943 l’alto comando
germanico, preoccupato di verificare il morale dei soldati accerchiati a
Stalingrado, fece sapere che la corrispondenza sarebbe stata inoltrata a casa
per via aerea. Poiché la situazione si era fatta disperata, la maggior parte
degli uomini comprese che si sarebbe trattato con ogni probabilità dell’ultima
comunicazione con le famiglie. Dopo essere state scritte, le lettere furono
requisite dagli ufficiali della sicurezza senza spedirle a casa. Alla fine
della guerra, i pacchi delle lettere vennero scoperti vennero negli uffici
della polizia e una loro selezione anonima venne pubblicata in Germania.
Questa è la prima lettera del volumetto
Letze Briefe aus Stalingrad
(Gutersioh: Bertelsmann, 1958 – in italiano: Ultime lettere
da Stalingrado. Torino: Einaudi, 1962)
La mia vita
non è cambiata affatto. Solo dieci anni fa, era benedetta dal cielo e scansata
dagli uomini. Già allora non avevo amici e tu sai perché essi mi tenevano alla
larga: la mia felicità era sedere al telescopio e scrutare il cielo e la volta
stellata, felice come un bambino lasciato a giocare con le stelle. Sei stata il
mio migliore amico, Monika. Hai letto bene: sei stata tu l’amico migliore. La
circostanza è troppo seria per mettersi a scherzare. Questa lettera ci metterà
quattordici giorni per raggiungerti. A quel tempo avrai già letto sui giornali
che cosa è successo qui. Non stare a rifletterci troppo. Le cose staranno in
modo parecchio diverso da quanto leggi, ma lascia pure che siano gli altri a
preoccuparsi di ricollocarle nella giusta luce. Io ho sempre pensato in
anni-luce e sentito in secondi. Anche qui sono tutto preso dalla rilevazione
delle condizioni del tempo. Lavoriamo in quattro e se le cose continuassero ad
andare così, dovremmo esserne contenti. Il lavoro di per sé è facile. Abbiamo
il compito di registrare temperatura e umidità atmosferiche, relazionando su
nuvolosità e visibilità. Se qualche burocrate leggesse quello che scrivo, i
suoi occhi schizzerebbero fuori dalle orbite – violazione della sicurezza! Monika,
che cos’è la nostra vita in confronta con i milioni di anni del cielo stellato!
In questa notte incantata, Andromeda e Pegaso sono proprio sulla mia testa. Le
ho guardate a lungo: preso sarò presso di loro. Ringrazio il cielo di questa
mia letizia e serenità. Per me, naturalmente, sei tu la stella più bella! Le
stelle sono immortali e la vita dell’uomo come un granello di sabbia nell’universo.
Tutto crolla intorno a noi, un’intera armata scompare, notte e giorno sono in fiamme.
E quattro persone sono indaffarate a registrare la temperatura e le condizioni
di nuvolosità. Io comprendo poco della guerra. Nessun essere umano è mai caduto
per mano mia. E mai ho puntato la pistola verso un qualche bersaglio. Ma una
cosa so: i nostri avversari non mostrano la stessa mancanza di senno. Mi
sarebbe piaciuto continuare a contare le stelle per qualche decennio ancora: niente
di questo accadrà, adesso.
anonimo
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