Un
ragazzo Americano
La sua storia, la sua vita, il suo valore.
Nella
storia degli uomini in guerra ci sono giorni in cui il coraggio, la forza e il
valore si manifestano insieme nello stesso momento, chiedendo aiuto alla
fortuna.
Sono
giorni che restano fissi nella memoria di coloro che li hanno vissuti e dei
compagni che gli erano accanto, diventando “giorni di gloria”.
Questi giorni riempiono pagine di libri, piene di ricordi di racconti di memorie e di testimonianze. Questi giorni di gloria, attraverso i libri vengono tramandati alle generazioni successive, creando la storia di un popolo, l’unità di una nazione, il suo carattere e quello delle generazioni successive.
Questi giorni riempiono pagine di libri, piene di ricordi di racconti di memorie e di testimonianze. Questi giorni di gloria, attraverso i libri vengono tramandati alle generazioni successive, creando la storia di un popolo, l’unità di una nazione, il suo carattere e quello delle generazioni successive.
Maurice
Lee Britt, all’alba del 9 e 10 Novembre del 1943, non sapeva che quelli che si
apprestava a vivere erano i suoi giorni di gloria e che le generazioni
successive li avrebbero ricordati per sempre.
Questa
è la storia di un ragazzo americano, chiamato alle armi durante il Secondo
Conflitto Mondiale e che partecipò alla guerra di liberazione in Italia.
L’Associazione della Terza Divisione di fanteria US Army – Italia, nel giorno in cui, 75 anni fa, fu ferito gravemente e la sua guerra finì, lo ricorda con affetto infinito.
Maurice Lee Britt “Footsie”
3rd
Infantry Division
30th Infantry Regiment
3rd Battalion
Company L
Maurice
Lee Britt, con il soprannome di "Footsie", nacque il 29 giugno del
1919 a Carlisle, Arkansas.
La
sua famiglia si trasferì nella vicina contea di Lonoke quando Maurice era
ancora un ragazzo.
Ricevette
il soprannome di "Footsie" da adolescente, dopo aver vinto un paio di
scarpe in una fiera locale, quando si accorsero che aveva i piedi
corrispondenti al nostro numero quarantasette, dimensioni giganti per l’epoca.
Si
laureò con lode, nel 1937, nella Lonoke High School e successivamente entrò
alla University of Arkansas a Fayetteville, dove ottenne una borsa di studio.
Seguì
un “Bachelor of Arts” in giornalismo ( un corso di laurea di primo livello) e
nel 1941, dopo il diploma, entrò come
riservista nell'Esercito con il grado di sottotenente di fanteria seguendo il
“Reserve Officers Training Corps” (corso di addestramento per ufficiali della
riserva).
Nello
stesso periodo entrò come giocatore professionista nel campionato di football
americano del 1941, nei Detroit Lions, distinguendosi subito per la sua
velocità forza e agilità.
A
Dicembre dello stesso anno, fu richiamato alle armi in servizio attivo, come
sottotenente, ed iniziò l’addestramento a Camp Robinson, Arkansas; ma ricevette
subito un rinvio per poter completare la stagione nei Detroit Lions.
A
fine campionato, una volta arruolato, fu assegnato alla Terza Divisione di
Fanteria, 30° Reggimento, 3° Battaglione,
compagnia L.
L'addestramento
iniziale lo ebbe inizialmente a Fort Lewis, Washington; poi Fort Ord, in
California, ed infine a Camp Pickett, in Virginia.
All’inizio
della sua carriera militare fu schierato con la Terza Divisione nella difesa
costiera, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, ma gli eventi bellici del
1942 lo chiamarono presto in azione sul teatro di guerra Africano e poi
Italiano, con tutta la Terza Divisione.
Il
23 ottobre del 1942 il 30° reggimento di Fanteria e tutta la Terza Divisione
furono imbarcati per il Nord Africa, diciassette giorni dopo, l'8 novembre,
sbarcarono nel Nord Africa Francese insieme ad altre due divisioni
dell'esercito americano, sotto il comando del maggiore generale George S.
Patton Jr.
Britt
era su quelle navi e sui mezzi da sbarco, era comandante di plotone nella compagnia
L dello stesso reggimento; obiettivo, settore blù spiaggia di Fedala.
Sbarcato
sulla spiaggia di Fedela, nei pressi di Casablanca nel Marocco Francese, Il 30° reggimento di Fanteria assicurò subito il fianco sinistro
della Terza Divisione e mise a tacere i
cannoni di Fort Blondin che stavano sparando sulla forza navale situata al
largo della costa marocchina. Il 7° reggimento part subito all’assalto di
Casablanca, insieme con il 15° Reggimento dove si trovava un giovane soldato
che diventerà famoso negli anni successivi, Audie Murphy, il soldato più
decorato della storia degli Stati Uniti d’America.
In
due giorni i tre reggimenti di fanteria della Terza Divisione conquistarono il
completo controllo del settore di Fedala e di Casablanca.
Britt
si distinse per l’attacco al castello, dalle cui mura l’artiglieria batteva
l’intera spiaggia e le navi durante le operazioni di sbarco, stava nascendo lo
spirito di un condottiero e di un eroe.
Nel
gennaio del 1943, il 3 ° Battaglione, del 30° rgt. fanteria fu assegnato alla
guardia personale di Sir Winston Churchill e del presidente Franklin D.
Roosevelt, durante la Conferenza di Casablanca. Al termine della Campagna del
Nord Africa, la Terza Divisione ebbe un periodo di addestramento a Biserta, in
Tunisia, in preparazione dell’invasione della Sicilia.
Lo sbarco in
Sicilia.
Il
secondo per Britt lo vide di nuovo protagonista era il 10 luglio del 1943,
quando sbarcarono nel punto definito “blue beach” nella zona di Licata, con il
3° e 7° Battaglione del 30°rgt di fanteria.
Britt,
nei giorni successivi lo sbarco, si distinse effettuando una delle marce a
piedi più lunghe della storia militare moderna; guidando i suoi uomini per 54
miglia (87 chilometri) in sole 33 ore, senza acqua ne cibo, attraversando di
luglio la Sicilia interna, con temperature superiori ai quaranta gradi,
partendo da Gela fino a Palermo.
La
città fu liberata il 22 luglio e Britt partecipò per primo, con i suoi uomini,
al combattimento per la liberazione della città ed in seguito continuò nella
grande marcia arrivando fino a Messina.
Liberata
la Sicilia le forze alleate si organizzarono per l’invasione della penisola
Italiana con una serie di sbarchi divisi tra truppe Americane e Inglesi.
Le
truppe americane, il 19 settembre del 1943, sbarcarono a Salerno; Britt era nel
mezzo da sbarco.
Quello
che ripeteva nei suoi pensieri e nelle sue preghiere era di avere un po' di
fortuna per questo terzo sbarco
dall’inizio del servizio militare; stava vivendo in prima persona
l’operazione Avalanche.
Britt,
nei combattimenti dei giorni successivi, prese il comando della Compagnia L quando
il suo comandante fu ferito ed evacuato
sulle navi per essere curato.
Il
22 settembre era in testa al 30° Rgt. Fanteria all’assalto di Acerno, a dieci
miglia da Salerno, vedendo una situazione critica per la sua compagnia e per quelle vicine, decise
di individuare e distruggere una postazione di mitragliatrici nemica che
falciava da posizione sicura i soldati americani in avanzata.
Alla
fine la trovò, posta in un boschetto di castagni ad ovest della città; prese
una granata da fucile e strisciò in campo aperto, noncurante del rischio, per
oltre 50 mt, prima di raggiungere una
posizione utile per il tiro e distruggere la postazione, cosa che fece con
l’unico tiro possibile.
Con
questa azione ricevette una “Silver Star Medal” la terza più alta decorazione
al valore militare che possa essere conferita ad un soldato dalle forze armate
statunitensi, per “atto d'eroismo in azione contro un nemico degli Stati Uniti
d'America”.
Lo
stesso giorno, qualche ora più tardi, un colpo di mortaio caduto vicino a lui
gli colpì il braccio con un shrapnel (scheggia), “regalandogli” in questo modo
la prima delle sue quattro “Purple Hearts” (una decorazione delle forze armate
statunitensi assegnata in nome del Presidente a coloro che sono stati feriti o
uccisi mentre servivano nelle forze armate a partire dal 5 aprile 1917,
giornata che segnò l'ingresso degli USA nella prima guerra mondiale).
All'inizio
di ottobre del 1943, tutta l'Italia meridionale era nelle mani degli Alleati,
gli eserciti erano di fronte alla linea del Volturno.
Questa
era la prima di una serie di linee difensive preparate dai tedeschi e che
attraversavano l'Italia da est a ovest e da cui i tedeschi avevano scelto di
combattere per ritardare l’avanzata alleata.
Questa
strategia costringeva gli alleati ad avanzare e combattere in terreni impervi e
conquistarli metro dopo metro; dando ai difensori il tempo per completare la
preparazione di altre linee difensive, come la Winter Line (Linea Invernale) e
la Gustav Line; una delle loro linee difensive più forti a sud di Roma, che
impegnò gli alleati per quasi sei mesi.
Il
29 ottobre, dopo aver attraversato il Volturno, Britt fu in prima linea con i
suoi ragazzi nella zona di Pietravairano durante l’attacco a monte San Nicola,
il suo compito era di organizzare un fuoco di copertura per permettere ad una
compagnia del 30°rgt di conquistare la vetta.
Nelle
stesse azioni di quel giorno un soldato della terza divisione meritò la Medal
of Honor, sarà oggetto di una prossima ricerca.
Durante
quest’azione un soldato di Britt fu colpito da un cecchino e cadde su un
terreno ripido in una zona impervia e rocciosa scoperta al tiro nemico; le sue
urla fecero capire che non era stato ucciso ma solo ferito.
Britt
non attese la sera e quindi il buio per inviare i soccorsi e prenderlo, ma si
arrampicò lungo la collina, per un terreno scoperto e facile bersaglio per i
cecchini, fino a raggiungere il soldato ferito, che fu preso in spalla e
portato di nuovo a valle, verso le sue linee ed i primi soccorsi.
Per
le azioni a Pietravairano del 29 ottobre, ricevette la “Bronze Star Medal”
(medaglia della stella di bronzo) con la “V” in bronzo posta sul nastrino a
indicare il “Valore” delle azioni condotte in quei giorni.
I
giorni che seguirono videro parte della terza divisione incaricata di raggiungere
e conquistare le tre montagne che dominavano l’Highway Six (la S.S. Casilina) a
nord del villaggio di Mignano: la collina di Monterotondo sulla destra di
Montelungo al centro e di Monte la Defenza sulla sinistra. Per l’attacco
sarebbero stati utilizzati il 15° reggimento (obiettivo Monterotondo e
Montelungo) ed il 7° reggimento (obiettivo monte Cesima, al confine con il
settore e l’obiettivo d’attacco Inglese, Monte Camino).
Le
pattuglie di esploratori segnalavano diversi campi minati, trappole e postazioni
di mitragliatrici su tutte le montagne, difese da unità della 3a divisione
Panzergrenadier e della divisione Hermann Göring, ancora efficienti, nonostante
le pesanti perdite subite fino a quel momento.
Il
generale Truscott, che aveva avuto il comando della 3ª divisione di fanteria dall'aprile
del 1943,
aveva messo in riserva il 30°rgt. Fanteria, tenendolo pronto per l’assalto
decisivo in quella zona quando le difese Tedesche sarebbero state sul punto di
crollare.
Ma
la situazione tattica venutasi a trovare sul monte Camino, una montagna posta
ad ovest, verso il mare, nel settore Inglese, molto alta e ripida, dove la 56a
divisione Inglese era bloccata; portò il generale Inglese McCreery a chiedere a
Clark una maggiore pressione per aiutare la 56a divisione.
Il
generale Clark acconsentì chiedendo al generale Lucas un maggiore sforzo;
quest’ultimo chiese al generale Truscott, comandante delle truppe dell’area
definita come “Mignano Gap” (varco di Mignano), di impiegare anche il 30°rgt.
fanteria in una manovra avvolgente.
Truscott
protestò, vedendo in questo lo spreco di un reggimento, ma obbedì agli ordini
inviando il 30°rgt. fanteria a bordo dei camion verso Presenzano, nei pressi di
Rocca Pipirozzi, da qui il reggimento passò nelle zone presidiate dalla 45a
Divisione e avanzò verso ovest lungo la Cannavinelle Hill, scavata da un
battaglione di Ranger, per prendere Monterotondo da Est.
Al
reggimento, affaticato, bagnato per la pioggia che non terminava mai e
infreddolito per le temperature basse del periodo, fu ordinato di conquistare e
tenere la strategica posizione di Monterotondo che permetteva ai tedeschi di
controllare la strada principale per Roma.
Alla
pioggia si unì anche la neve, ed il 30°rgt. fanteria la mattina del 6 novembre
attaccò compiendo pochi progressi. Al loro fianco, ad ovest, il 15° rgt
fanteria non era riuscito a conquistare la prima vetta di Montelungo, entrambi
non avevano raggiunto i loro obiettivi e occorreva un nuovo attacco.
La
conquista di Monterotondo avvenne l’8 Novembre, in una mattina nebbiosa, dopo
due giorni passati sotto la neve senza equipaggiamento invernale e senza cibo,
che fu consegnato solo poche ore prima del secondo attacco.
Per
quest’azione furono sostenuti da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra
loro, che fecero fuoco sulle due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la
difesa del 3° Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia,
risalendo la collina ripida e fangosa per raggiungere la vetta.
Per
la conquista della vetta il 30° reggimento della Terza Divisione ebbe la
Presidential Unit Citation, un nastrino blù rettangolare bordato da un
cordoncino color oro, una delle più alte onorificenze militari delle forze
armate statunitensi, conferita per "atti di straordinario eroismo contro
il nemico".
Anche
un battaglione del 15°rgt. fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo
mentre un secondo si posizionò lungo l’Highway Six tra le colline di Montelungo
e Monterotondo per garantire la chiusura di una curva difensiva. In questa zona
la pattuglia di esploratori guidata dal soldato Audie Murphy a seguito di un
combattimento con diversi morti e prigionieri Tedeschi, fu costretta a
rifugiarsi in una grotta. (lo scontro fu
ricordato da A.Murphy nelle sue memorie pubblicate nel libro all’Inferno e
ritorno. La grotta è stata ritrovata nella primavera del 2018 ed è attualmente
visitabile.)
Lo
stesso giorno, l’8 novembre, con l’intenzione di riconquistare la collina, l’8
reggimento della 3a divisione panzer (panzergrenadier) lanciò diversi attacchi
con il secondo battaglione (II/8°) contro alcune compagnie della terza divisione
posizionate sulla sommità di Monterotondo.
La
storico della 3a divisione ci ha descritto i loro attacchi come “non
coordinati tra di loro”, questo fatto fu strano per gli americani, abituati
all’organizzazione tedesca nella difesa e nell’attacco.
La
forza del battaglione tedesco alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli
trenta uomini tanto da rendere necessario al comando tedesco di riunire il II°btg.
(II/8°) al III° btg. (III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di
nuovo una unità efficiente.
Von
Senger, disperato per gli esiti degli scontri e deciso a riprendere
Monterotondo, ordinò al 104° reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di
riserva, di riconquistare la vetta di Monterotondo “a tutti i costi”.
Von
Senger ordinò inoltre al gruppo di combattimento di Otto Von Corvin di prendere
posizione nella zona di San Pietro Infine, la battaglia di San Pietro era
all’orizzonte.
Durante
la notte del 9 novembre il 104 ° reggimento Panzergrenadier superò l’8°
Panzergrenadier alla base della collina di Monterotondo.
Questo
battaglione teneva ancora prigionieri
gli americani catturati durante gli attacchi dell'8 novembre, dalle fonti
storiche della divisione, sembra si trattasse di soldati di alcune postazioni
di mitragliatrici rimasti tagliati fuori dal contrattacco tedesco.
Il
104°, avendo come ordine di riprendere Monterotondo a tutti i costi, decise che
il fine giustificava i mezzi e prese in carico i prigionieri americani informandoli che sarebbero stati posizionati
di fronte al battaglione durante
l’attacco, utilizzandoli di fatto come scudi umani. Questo stratagemma fu messo
in atto fin dalla sera, quando due compagnie del 104° avanzarono nella notte
fino alle pendici orientali di Monterotondo portando con se i prigionieri che
sarebbero stati utilizzati il giorno seguente nell’attacco principale.
Il giorno di
Britt
E
venne il giorno dell’onore, era il 10 novembre del 1943, Monterotondo, a quel
punto dei combattimenti, era difeso da tre sottodimensionate compagnie del 3°
Btg. 30° Rgt. della Terza Divisione Americana.
Una
delle tre compagnie, la L, quella di Britt, era posizionata in basso e ridotta
a soli 55 uomini, dei 200 di cui era composta a Salerno e doveva controllare e
difendere una zona boscosa di circa 550 metri posta sul versante orientale
della collina.
Il
comandante del battaglione, il tenente colonnello Edgar C. Doleman, ricorda che
il sistema difensivo era talmente esteso e presidiato da pochi uomini che era
impossibile mantenere un contatto attraverso il bosco ed i pendii, questo era
possibile solo con l’utilizzo di pattuglie, esposte al tiro degli assalitori, o
con l’ascolto dei messaggi gridati tra le varie postazioni.
Il
nemico iniziò ad avanzare verso le postazioni americane costringendo i
prigionieri americani a correre di fronte a loro e riuscendo a trovare un varco
tra le compagnie K e L che permetteva loro di attaccare al fianco la compagnia
L, isolandola dal resto del battaglione.
Il
caporale John Syc, ricordando quei giorni disse: “ non riuscivamo a vedere gli
americani, ma li sentivamo gridare di non sparare”.
Quando
i prigionieri americani erano ormai a 50 mt e continuavano a gridare “Don’t
shoot!” (non sparate!) il comandante della compagnia L, il tenente Britt, gridò
ai prigionieri “We’re going to shoot! Fall flat! You won’t be hurt” “stiamo per
sparare, gettatevi piatti a terra, non vi farete male!”
Il
breve ritardo nell’apertura del fuoco da parte degli americani, per capire la
situazione ed avvisare i prigionieri usati come scudi umani, aveva permesso ai
Panzergrenadier di cogliere
l'opportunità che cercavano:
avvicinarsi il più possibile alla compagnia L per ridurre le perdite ed
infliggere maggiore danno al nemico.
Con
le due parti molto vicine lo scontro sembrava dovesse terminare con un corpo a
corpo, tanto che entrambe le fazioni misero la baionetta sui fucili.
I
tedeschi impegnati nell’attacco erano più di cento e fu a quel punto che Britt,
capendo che la sua compagnia sarebbe stata tagliata fuori dal resto del
battaglione e poi annientata, uscì dalla sua buca e iniziò a correre da una
postazione all’altra incoraggiando i suoi uomini a tenere duro e sparare per
tenere costantemente sotto il tiro le postazioni tedesche, che nel frattempo,
avendo capito tutto, avevano iniziato a prendere di mira Britt, non riuscendo a
colpirlo data la sua velocità ed i continui cambi di traiettoria; specialità in
cui Britt era famoso nei Detroit Lions.
Durante
l’azione Britt fu trafitto al costato da un proiettile e ferito altre tre volte
da schegge di mortaio, ma nonostante il dolore, il sangue che gli copriva il
petto, il viso e le mani, riuscì a lanciare sul nemico trentadue granate a
frammentazione, sparare con il suo fucile e tutte le armi che trovava in terra
o nelle buche di soldati uccisi fino a consumare un impressionante numero di
colpi. Uccise cinque tedeschi e ne ferì
molti altri, riuscendo a liberare una parte dei soldati americani prigionieri,
facendo a sua volta quattro prigionieri tedeschi.
Fred
E. Marshall ricorda che Britt correva da una parte all’altra sparando ad ogni
rumore e ad ogni figura in movimento, sparendo nel bosco per poi riapparire una
volta finite le munizioni, lo ricorda prendere una carabina M1 da un soldato
gravemente ferito e continuare a fare fuoco con quella e lanciare granate nel
bosco mentre correva cercando i tedeschi.
Una
scena rimase impressa a Marshall, fu quando vide Britt, in mezzo al fuoco
tedesco a pochi metri da loro, lanciare granate tutto intorno a lui senza
essere colpito dalle stesse schegge; le bombe scoppiavano intorno a lui e lui
correva e continuava a lanciarle.
Il
sergente James G. Klanes ricorda di averlo visto partire e gettare 10/12
granate contro i tedeschi, che gli sparavano e lanciavano a loro volta granate
e vederlo poi tornare riprendere altre granate e ripartire in velocità, per
tutto il combattimento.
In
una delle corse di rientro alle postazioni americane lo videro con il viso il
petto e le mani coperte di sangue, per via di tre bombe a mano tedesche lanciate
su di lui e che era riuscito a rilanciare indietro facendole scoppiare lontano
da lui, ma rimanendo colpito dalle schegge.
Quando
l’assalto iniziale stava per vacillare ed il restante della forza tedesca era
ancora davanti alle loro posizioni, ma psicologicamente provata per la difesa
che stava incontrando; Britt chiamò a raccolta i suoi uomini incitandoli a
seguirlo nel bosco per attaccare e ripulire la minaccia.
Il
Caporale Eric B. Gibson di Chicago, ed il soldato Schimer di New York lo
seguirono; Britt infondeva coraggio, sembrava immortale.
Gibson
ricorda che mentre Britt dava le indicazioni per l’azione la borraccia era
trafitta da fori di proiettili, la camicia era ricoperta d’acqua, sudore e
sangue, il suo porta binocolo era tutto trafitto da schegge e fori di
proiettili.
A
battaglia ultimata furono contati 14 morti tedeschi su quel lato della
montagna, molti di loro uccisi da Britt.
Per
tutta la mattina Britt ed i tedeschi nel bosco si scambiarono fuoco da una
distanza di 15 metri, sembrava li cercasse tra i rovi per attaccare battaglia.
Alcuni
dei superstiti di quello scontro dissero che Britt, quella mattina in quel
bosco, era un esercito di un uomo solo.
Le
sue azioni incisero in maniera fondamentale sulla ritirata tedesca;
probabilmente, se avesse fallito, Monterotondo sarebbe stato riconquistato.
Quando
nel pomeriggio arrivarono i rinforzi, Britt tornò ancora nel bosco per cercare
e colpire il resto dei tedeschi. Gibson ricorda ancora che Britt annientò una
postazione di mitragliatrici che stava per colpirlo, salvandogli la vita.
Quando
i rinforzi arrivarono, dei cinquantacinque uomini iniziali di Monterotondo,
oltre a Britt ne erano rimasti solo quattro; i tedeschi lasciarono sul campo
sessantacinque tra morti e feriti.
Dopo
il consolidamento delle posizioni, il comandante del battaglione, il Col.
Doleman chiese una relazione a Britt e osservandolo sanguinare in quattro
diversi punti gli comunicò di farsi vedere subito; ma Britt disse che non era
nulla, il colonnello gli dovette ordinare di andare al punto di soccorso.
Arrivato
al posto di medicamento Britt disse all’ufficiale medico, il capitano Roy
Hanford, “prosegui con le cure degli altri feriti, ho solo un piccolo
graffio, quando hai tempo lo guardi”.
Questo
graffio, disse poi il capitano medico, era una ferita di 2 cm di larghezza
profonda fino al muscolo, senza contare le schegge sul viso e sulle mani
lasciate dalle granate tedesche.
Vedere
il comportamento di Britt, disse il Capitano medico, era una fonte di forza e
ispirazione sia per i feriti che per il personale medico, provato e stanco da
quei giorni di combattimento.
Dopo
il suo breve passaggio nell’infermeria si sentiva che tutti volevano dare di
più a costo di sopportare il dolore.
Quando
gli chiese se voleva andare in ospedale Britt rispose “ No, Doc, voglio
risalire su quella collina ed aiutare i miei ragazzi”. La sua cura fu un
po’ di polvere sulfamidica e un bel po’ di bende. Britt in quell’occasione non
mostrò un pezzo di bomba a mano incastrato nel muscolo pettorale, lo fece
diversi giorni dopo. Uscì dalla tenda e riprese a salire sulla collina di
Monterotondo.
Il
Tenente Britt, alla fine dei combattimenti, ricevette la nomina alla Medal of
Honor, la più alta decorazione militare
assegnata dal Governo degli Stati Uniti.
Per
Britt ci fu anche la promozione a Capitano sul campo di battaglia.
Anzio, 22 gennaio del 1944.
per
Britt questo era il quarto sbarco dall’inizio del servizio militare, la Terza
divisione era impegnata nell’Operazione Shingle. Il mezzo da sbarco ondeggiava
lento, lo sbarco si annunciava più tranquillo del solito.
Britt,
curate le ferite, il 23 Gennaio era in prima linea con la sua compagnia nelle
Paludi Pontine, nei pressi di un incrocio stradale in zona Canale Mussolini.
L’esperienza maturata nei mesi di combattimento gli fece capire che i tedeschi
in quell’incrocio avevano piazzato delle mitragliatrici ben mimetizzate, ma non
sapeva dove; era sicuro che avrebbero fatto fuoco quando tutti i suoi e quelli
delle altre compagnie sarebbero stati allo scoperto.
Per
questo motivo, per riuscire a snidarle, disse ai suoi di tenere gli occhi
aperti e vedere da dove partiva il fuoco per indirizzare i colpi di mortaio e
di artiglieria e iniziò a correre alla sua maniera esponendosi volutamente al
tiro delle mitragliatrici tedesche. Anche qui la sua velocità, il suo coraggio
ebbero la meglio.
Le
mitragliatrici aprirono il fuoco dichiarando la loro posizione ed i mortai
americani le ridussero al silenzio. L’azione di Britt aveva salvato la vita a
tanti soldati americani che in segno di rispetto chiamarono e ricordarono
quell’incrocio stradale come "Incrocio Britt".
24 gennaio 1944
24 gennaio 1944
Il
giorno successivo, il 24 gennaio, il
capitano Britt ed altri due ufficiali (Burleigh e Packwood), partirono in una
missione di ricognizione che aveva lo scopo di osservare una dozzina di carri
armati tedeschi in avvicinamento, erano i primi segni del contrattacco
successivo allo sbarco.
Britt
e gli altri ufficiali si posizionarono all’interno di un casale in pietra
semidistrutto e lo usarono come posto di osservazione per dirigere il fuoco
dell’artiglieria contro i carri in avanzata.
Un
carro armato tedesco, avendo capito che all’interno del casale poteva trovarsi
un posto di osservazione si avvicinò a circa 300 mt dall’edificio prima di
sparare un proiettile perforante che colpendo la casa penetrò per parecchie
pareti prima di esplodere nella sala dove era il capitano Britt. L'esplosione
gli strappò il braccio fino al gomito, gli fratturò la gamba e tre dita dei
piedi. Britt, mentre era seduto in mezzo alle macerie, raccolse il suo braccio
mozzato con la mano sinistra e disse: "Ho sempre pensato che sarebbe
andata a finire così!" quello era il braccio con il quale teneva il
pallone da football.
Le
sue azioni del 22 e 23 Gennaio, nella testa di ponte di Anzio, gli valsero il
“Distinguished Service Cross”, la seconda più alta decorazione dell'esercito
degli Stati Uniti, assegnata per ardimento ed estremo rischio della vita.
Nel
febbraio del 1944, Britt fu evacuato per gli Stati Uniti per le cure mediche
presso il Lawson General Hospital di Atlanta, la guerra per lui era finita.
Nel
suo discorso, il giorno della consegna della Medal of Honor, il capitano Britt
accettò la medaglia in nome di tutti i fanti che avevano combattuto e sono
morti in Italia e nel Pacifico e per tutti coloro che stavano ancora
combattendo.
Durante
la convalescenza per le ferite e l’amputazione di parte del braccio, partecipò
ad un tour di War Bond per la ricerca di fondi per finanziare lo sforzo
bellico. Fu congedato con onore il 27 dicembre 1944 e tornò all’University of
Arkansas per studiare e prendere la laurea in legge, mentre la guerra
continuava.
Intorno
a lui vide fanti come Audie Murphy, Leonard Funk ed altri pluridecorati
continuare a raccogliere fondi e raccontare le loro gesta ma Britt non fu più
ricordato dal pubblico.
Ebbe
però successo nella vita come industriale e politico divenendo vice governatore
del suo stato e consigliere nello staff di Nixon.
Maurice
Britt fu il primo soldato americano ad ottenere tutte e quattro le decorazioni
al valore dell'esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ha
raggiunto i suoi fratelli in armi, della compagnia L, il 26 novembre 1995 nel
John L. Mc Clellan Memorial Veterans Hospital di Little Rock.
Per
cinquantadue anni aveva vissuto con il costante e quotidiano dolore per la
perdita del braccio destro, del polmone destro, del busto sfregiato dalle
schegge e trapassato da un proiettile e per un pezzo di scheggia conficcato nel
piede sinistro. Nell’ottobre del 1995, quando la sua condizione diabetica lo
consentì, gli fu rimosso il pezzo di metallo dal piede. Una vasta infezione
seguita all’intervento e tre successive operazioni in una settimana per
riuscire a fermarla, furono troppe per questo grande soldato, che morì all'età di 76 anni per insufficienza
cardiaca.
Durante
la cerimonia la bara era aperta, il suo
cappotto militare pendeva dalla parte posteriore della sua sedia a dondolo
preferita, posta accanto al feretro.
Il
suo berretto militare e le sue medaglie erano state poste su di un tavolo
accanto a lui.
Un
sergente dell'esercito restò accanto alla bara durante le sei ore in cui Britt
fu esposto. La cerimonia si svolse nella Chiesa Battista del Calvario di Little
Rock, dove Britt era membro ed andava tutte le domeniche. La sepoltura avvenne
presso il Little Rock National Cemetery.
Medagliere
personale del Capitano Maurice Lee Britt “Footsie”
1 Medal Of
Honor (Medaglia d'onore)
1
Distinguished Service Cross (croce al merito di servizio)
1 Silver
Star (Stella d’Argento)
2 Bronze
Star (Stella di Bronzo)
4
Purple Hearts (cuore di porpora)
1 Army Commendation
Medal (medaglia per atti di valore)
1 Presidential Unit Citation (medaglia per atti di straordinario eroismo contro il nemico)
1 Combat Infantryman Badge ( medaglia per tutti i fanti in combattimento dal 6 Gennaio 1941)
1 Presidential Unit Citation (medaglia per atti di straordinario eroismo contro il nemico)
1 Combat Infantryman Badge ( medaglia per tutti i fanti in combattimento dal 6 Gennaio 1941)
1 British Military Cross (croce di
guerra Inglese)
1 Medaglia d’oro al valore militare (Onorificenza Italiana)
1 Medaglia d’oro al valore militare (Onorificenza Italiana)
Onori personali
Arkansas Sports Hall of Fame (1972)
Per onorare e ricordare Maurice Lee Britt “Footsie” che risuoni il silenzio in ognuno di noi e la consapevolezza che la nostra libertà, quando fu in pericolo, fu salvata da questi uomini venuti da lontano e da tanti altri che non riuscirono a compiere il primo sbarco, mettere il primo piede sulla terra da liberare. Uomini di cui la storia non riporta le gesta, ma solo il numero nella conta delle perdite.
Uomini e
soldati che non ebbero mai minor valore e coraggio di coloro che oggi
ricordiamo, solo meno fortuna.
Ass. Terza Divisione di Fanteria - Italia - Op16
Associazione LI Btg. Bersaglieri AUC “Montelungo 1943”
Associazione LI Btg. Bersaglieri AUC “Montelungo 1943”
Best Western
Hotel Rocca, Cassino
Museo
Historicus di Caspoli
Linea Gotica
Pistoiese Onlus
Fonte
dati:
The Encyclopedia of Arkansas History & Culture
Association of the United States Army
ARMY Magazine, Association of the United States Army, May 2008, "My
Favorite Lion, Maurice Britt", By Lt. Col. Jack Mason, p. 72
Countdown to Cassino: The Battle of Mignano Gap, 1943 - Di Alex Bowlby
Ricerca e testi di Luigi
Settimi
Lo scorso dicembre ho incontrato Chris Britt, nipote di Maurice.
Dopo le ricerche fatte, i contatti avuti con lui e la sua famiglia è stato un grande onore conoscerlo.
La missione di Maurice ha contribuito a liberare un popolo
ed ora figli e nipoti di quei popoli sono amici.