Sezione 16, dedicata a Floyd K. Lindstrom, Medal of Honor
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mercoledì 10 marzo 2021
domenica 28 febbraio 2021
L'avamposto nr. 16 nell'associazione della Terza Divisione di Fanteria US Army. Noi ci siamo!
mercoledì 2 dicembre 2020
I nostri primi quattro anni.
Dedicato a tutti i soci, gli amici e le persone
che ci hanno seguito in questi primi quattro anni.
Rock of The Marne!
domenica 29 novembre 2020
La borraccia ritrovata.
Le poche righe di questo articolo, scritto su quanto un nostro socio ha
trovato, devono avere la premessa che al momento si tratta di supposizioni, che
stiamo ancora verificando, ma che molti indizi ci portano a pensare che il
possessore dell’oggetto trovato fosse il reale firmatario. Chiaramente prima di
dare toni trionfalistici al ritrovamento dobbiamo esserne sicuri. In questo
momento vogliamo condividere con voi la gioia di una scoperta e poter sognare
che colui che ha posto la firma su un oggetto sia stato un ufficiale americano
che conosciamo molto bene. Una firma, abbiamo detto, una semplice firma su un
oggetto caro ai soldati in battaglia, la propria borraccia. Sulle pareti di
ogni personale borraccia venivano incisi nomi di battaglie, di amori, di amici.
La borraccia non era solo il contenitore con cui ci si dissetava dopo i
combattimenti, era un rifugio dove trascorrere le ore di pausa o le notti
insonni, era un calendario dove segnare date e gli anni trascorsi in guerra,
era la tela dove scrivere i desideri che non si potevano condividere con
nessuno. Quando nella gavetta la minestra calda era finita e l’ultimo rumore
del cucchiaio aveva lasciato lo spazio al silenzio ed ai ricordi; la gavetta
ancora calda, ruotata alla luce flebile delle candele, riportava il nome della
propria amata, dei propri cari, e chiudendo gli occhi ci si sentiva di nuovo a
casa nel giorno del ringraziamento. Il tepore del metallo trasmetteva alle mani
quella mancanza di una sensazione di calore umano che la guerra toglie ad ogni
uomo. Borraccia e gavetta diventavano l’unico legame verso quel mondo che si
era lasciato a casa e che ritornava nel momento familiare per eccellenza, la
condivisione del pasto in famiglia o di un sorso d’acqua.
Il ritrovamento di una borraccia sul campo di battaglia è sempre
un’emozione, la battaglia lascia con sè morti e dispersi, ma anche tanti
oggetti di uso comune. La borraccia, pur essendo di uso comune, era intimamente
legata al soldato, lo accompagnava in ogni azione, in ogni momento. Posta sempre
appesa al cinturone, viveva con il soldato e spesso ne portava le tracce
dell’ultimo giorno di vita.
La nostra borraccia, trovata sui campi di battaglia della Winter Line sulle
montagne intorno a Mignano Montelungo ha solo incisi due nomi, di cui barrato.
Ma è il nome non barrato, che per noi ha un significato particolare, perché
è stato, insieme al nome di Floyd Lindstrom, il volano tutto quanto abbiamo
costruito fino ad oggi. Per lui e per Floyd, destinatari di della più alta
onorificenza degli Stati Uniti d’America è iniziata la storia dell’avamposto
nr. 16.
Britt!
Maurice Lee Britt? Ufficiale del 30th reggimento della Terza Divisione di
Fanteria passato per Monterotondo a novembre del 1943 e tornato nelle retrovie
alla fine della missione con la Medal of Honor.
Gli indizi ci sono; il luogo del ritrovamento, il cognome e quel modo di
barrare le due “T” presente anche nella sua firma.
Il ritrovamento è stato fatto dal Presidente del Museo Historicus di
Caspoli, socio dell’Associazione della Terza Divisione di Fanteria US Army sez.
16 Ita. La borraccia è attualmente esposta come reperto storico relativo alle
battaglie del Mignano Gap de novembre 1943, ma è distante dalla parte dedicata
a Maurice Lee Britt. Speriamo che preso la borraccia possa essere esposta
accanto alla foto di Britt.
Nel frattempo le foto che ci lasciano
pensare e sperare.
Op. 16 - Italia
sabato 21 novembre 2020
martedì 17 novembre 2020
Immaginando la notte del 17 novembre 1943
Nel nostro piccolo viaggio di
questi giorni, possiamo solo immaginare, in una notte fredda e umida di
novembre, le sensazioni di coloro che dopo una doccia calda, un pasto caldo,
tornavano nelle tende per la notte, una notte senza lo schianto di colpi di
mortaio, di artiglieria, senza gli spari e le grida.
E proprio nel silenzio di una
notte senza guerra che ogni soldato ricorda tutto ciò che gli è più caro e ciò
che ha perso in battaglia, gli amici, i fratelli in armi.
Ho sempre immaginato notti
come queste, dove il ricordo di tanti fratelli caduti tornava più forte nei
ricordi.
Intere compagnie decimate, ridotte a pochi elementi e tutti gli amici lasciati sulla montagna, persi o visti
andare via su una barella o avvolti in un telo sul dorso di un mulo.
E’ in sere come queste che il
cielo si capovolge e gli occhi lucidi, nel ricordo di quelli che non sono
tornati, diventano luci nella penombra della notte, come stelle lontane nel
cielo.
La Terza Divisione di Fanteria alla fine vincerà la sua guerra, entrerà in Germania, la bandiera a strisce bianche e blù sfilerà a Monaco e Norimberga. Toglierà la bandiera nazista dal rifugio dell’aquila di Hitler.
Ma nulla potrà in queste notti per alleviare il dolore di chi sta ripensando a George, John, Edward, Arthur,
Pete, Thomas, Harold, William, Antony, Sanford e tutti gli altri nomi che escono
dalle tende e come l’alito caldo in inverno volano nel cielo per sparire dopo
un attimo.
“Quando ero bambino, mi dicevano
che la guerra lascia un marchio, sugli uomini. Anch’io mi porto addosso questo
marchio? Questi anni di sangue e di rovina mi hanno spogliato di ogni umanità? Di
ogni fede? Non di ogni fede. Credo nella forza di una bomba a mano, nella
potenza dell’artiglieria, nella precisione di un Garand. Credo nella necessità
di colpire prima di essere colpiti; e credo che non ci sia niente di nobile
nell’aspetto di un uomo morto. Ma credo anche in uomini come Brandon e Novak e
Swope e Kerrigan; e come tutti gli uomini che hanno tenuto testa al nemico,
accettando le batoste senza batter ciglio e le vittorie senza menar vanto. Gli
uomini che sono andati all’inferno e di nuovo farebbero la strada di andata e
ritorno per salvare ciò che il loro paese ritiene giusto e onesto. Il mio
paese. L’America.”
Audie Murphy, Terza Divisione
di Fanteria, 15° Reggimento, 1° Battaglione, Compagnia B.
Quota 193 Monterotondo 7 novembre
1943 – Winter Line.
[... Ero ai piedi della mulattiera la notte in cui hanno portato a terra il corpo del capitano Waskow. La luna era quasi piena in quel momento e si poteva vedere in lontananza il sentiero e persino in parte attraverso la valle sottostante. I soldati creavano ombre al chiaro di luna mentre camminavano.
Uomini morti erano scesi dalla montagna tutta la sera, attaccati alle spalle dei muli. Venivano sdraiati a pancia in giù sulle selle di legno, con la testa che pendeva sul lato sinistro del mulo, le gambe irrigidite che sporgevano goffamente dall'altro lato, dondolando su e giù mentre il mulo camminava.
I muli italiani avevano paura di camminare accanto a uomini morti, quindi quella notte gli americani dovevano condurre i muli giù. Anche gli americani erano riluttanti a sbloccare e sollevare i corpi in fondo, quindi un ufficiale doveva farlo da solo e chiedere ad altri di aiutare.
Il primo è arrivato la mattina presto. Lo fecero scivolare giù dal mulo e lo rimisero in piedi per un momento, mentre riprendevano una nuova presa. Nella penombra avrebbe potuto essere solo un malato lì in piedi, appoggiato agli altri. Quindi lo posarono a terra all'ombra del basso muro di pietra lungo la strada.
Non so chi fosse il primo. Ti senti piccolo in presenza di uomini morti, ti vergogni di essere vivo e non fai domande stupide.
Lo lasciammo lì lungo la strada, quella prima, e tornammo tutti nella stalla e ci sedemmo sui bidoni dell'acqua o ci stendemmo sulla paglia, aspettando la prossima partita di muli.
Qualcuno ha detto che il soldato morto era morto da quattro giorni, e poi nessuno ha detto più niente al riguardo. Abbiamo parlato con i soldati per un'ora o più. Il morto giaceva tutto solo fuori, all'ombra del basso muro di pietra.
Poi un soldato è entrato nella stalla e ha detto che c'erano altri corpi fuori. Siamo usciti in strada. Quattro muli stavano lì, al chiaro di luna, sulla strada dove il sentiero scendeva dalla montagna. I soldati che li guidavano stavano lì ad aspettare. "Questo è il capitano Waskow," disse uno di loro a bassa voce.
Due uomini gli sferzarono il corpo dal mulo, lo sollevarono e lo posarono all'ombra accanto al basso muro di pietra. Altri uomini hanno tolto gli altri corpi. Alla fine erano cinque giacevano da un capo all'altro in una lunga fila, lungo la strada. Non nascondi uomini morti nella zona di combattimento. Stanno semplicemente sdraiati nell'ombra finché qualcun altro non li riprende.
I muli senza fardelli si trasferirono nel loro uliveto. Gli uomini sulla strada sembravano riluttanti a partire. Rimasero in piedi, e gradualmente uno per uno li sentii avvicinarsi al corpo del capitano Waskow. Non tanto per guardare, credo, quanto per dire qualcosa in modo definitivo a lui ea se stessi. Ero lì vicino e potevo sentire.
Un soldato è venuto e ha guardato in basso, e ha detto ad alta voce: "Maledizione". È tutto quello che ha detto, e poi se n'è andato. Ne è arrivato un altro. Disse: "Dio, maledizione, comunque." Guardò in basso per alcuni ultimi istanti, poi si voltò e se ne andò.
Un altro uomo è venuto; Penso che fosse un ufficiale. Era difficile distinguere gli ufficiali dagli uomini nella penombra, perché erano tutti barbuti e sudici. L'uomo guardò in faccia il capitano morto, e poi gli parlò direttamente, come se fosse vivo. Disse: "Mi dispiace, vecchio".
Poi un soldato venne e si fermò accanto all'ufficiale, si chinò, e anche lui parlò al suo capitano morto, non in un sussurro ma in modo terribilmente tenero, e disse:
"Sono certo che mi dispiace, signore."
Quindi il primo uomo si accovacciò, si chinò e prese la mano morta, e rimase lì per cinque minuti interi, tenendo la mano morta nella sua e guardando attentamente il viso morto, e non ha mai emesso un suono per tutto il volta che si sedeva lì.
E alla fine ha abbassato la mano, poi ha allungato una mano e ha raddrizzato delicatamente i punti del colletto della camicia del capitano, e poi ha risistemato i lembi della sua uniforme intorno alla ferita. E poi si alzò e se ne andò per la strada al chiaro di luna, tutto solo.
Dopodiché, tutti noi tornammo nella stalla, lasciando i cinque morti distesi in fila, un capo all'altro, all'ombra del basso muro di pietra. Ci stendemmo sulla paglia nella stalla e ben presto ci addormentammo tutti. ... ]
Ernie Pyle - Life
San Pietro Infine - Dicembre 1943 - Winter Line
Il brano è considerato il più bell'articolo di tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army
avamposto nr. 16 Italia
Volens et Potens