venerdì 11 giugno 2021

Foto di oggi, Ernie Pyle ad Anzio

 

Ernie Pyle, Anzio Beachhead area 1944




ID locale: 111-SC-191703 / Didascalia: Fotografia di Ernie Pyle, famoso corrispondente di guerra, che mangia razioni "C". Quinta Armata, Anzio Beachhead area, Italia / Data: 18 marzo 1944





ID locale: 111-SC-210915 / Didascalia: A Nettuno, Italia, Ernie Pyle, corrispondente di guerra e il maggiore generale Lucian Truscott, davanti al quartier generale del corpo / Fotografo: Blau / Data: 26 marzo 1944





ID locale: 111-SC-439555 / Didascalia: Cpl. Jesse Cooper (di Powell Station, TN), Ernie Pyle e Pvt. Willian Bennet (di Dunn, NC) alla volata di un fucile da 155 mm. Quinta Armata. Anzio Beachhead area, Italia / Fotografo: Bonnard / Data: 18 marzo 1944





Didascalia: La bomba che ha colpito oggi ha ferito anche alcuni corrispondenti di guerra, tra cui Ernie Pyle. Ha riportato un leggero taglio al viso ed è qui che guarda il suo letto da cui era appena uscito per assistere al bombardamento, quando il tetto è caduto su di esso. Area Nettuno, Italia / Fotografo: Blau / Data: 16 marzo 1944






domenica 6 giugno 2021

Oggi, in onore di Floyd K. Lindstrom, medal of honor.

Il 6 giugno del 1944, mentre Omaha Beach e le altre spiagge della Normandia vedevano il più grande sbarco anfibio della storia dell’uomo, alcuni soldati del recupero salme, in una zona tra Anzio e Cisterna, rinvenivano i resti di un soldato americano e dal piastrino capirono che era Floyd Kenneth Lindstrom, destinatario della Medal Of Honor.

Nel giorno del suo ritrovamento, noi lo ricordiamo con le parole, in anteprima, del romanzo che l’Ass. della Terza Divisione di Fanteria gli sta dedicando.

[… Floyd, finché ha potuto, ha sempre anteposto la salvezza degli altri alla sua, fino a sacrificare la sua stessa vita pur di portare in salvo i suoi compagni. La sua paga da soldato veniva inviata alla madre per aiutarla nella difficoltà economica in cui versava la sua famiglia e per comprare fiori sempre freschi da portare sulla tomba della sua amata, morta prematuramente. Floyd è una bellissima immagine di un ragazzo onesto, pulito, semplice; costretto dagli eventi a sparare verso altri suoi simili che volevano rendere l’Europa schiava di regimi autoritari. Il suo sacrificio, come quello di centinaia di migliaia di altri soldati americani, contribuì a renderci liberi, noi non lo dimentichiamo. In quella immane tragedia umana, che fu la Seconda Guerra Mondiale, Floyd non perse mai di vista i suoi valori; la famiglia, la fede, l’amicizia, il rispetto per gli altri, la compassione. Il sogno di Floyd era di avere un piccolo ranch, dove poter vivere con la sua amata, non lo realizzò. La vita gli tolse prima il padre, alcolizzato e dal quale la madre fuggì, poi il suo unico grande amore, Mary Jane, morta giovanissima per un attacco di cuore. Gli tolse la famiglia, quando fu chiamato per andare in guerra. Gli tolse gli amici, conosciuti in guerra e divenuti fratelli; persi in Nord Africa, Sicilia, Salerno, sul Volturno, lungo la Winter Line e nel mattatoio di Anzio. Cercò di proteggere sempre tutto quello che gli restava; a casa la madre e la sorella ed in guerra i fratelli in armi. Lo fece risparmiando sulla sua paga e con la su arma, la mitragliatrice, impiegandola sempre per proteggere i suoi amici da contrattacchi e rapide ritirate. Lo fece fino al giorno in cui la vita decise di prendersi anche lui. La sua storia è stata raccolta tanti anni dopo da Keith LaMee di Colorado Springs, oggi nostro fratello, che lo ha onorato con monumenti, targhe e cerimonie, fino a dedicagli la sezione nr. 5 dell’American Legion, una delle sezioni più antiche degli Stati Uniti. Uno dei più grandi e moderni ospedali militari degli Stati Uniti, per la cura dei reduci dalla guerra, è stato dedicato a Floyd K Lindstrom. Il Pioneer Museum di Colorado Springs conserva le sue medaglie, donate dalla famiglia. La sua storia ha superato l’oceano ed è stata raccolta dall’Ass. Italiana della Terza Divisione di Fanteria US Army, che gli ha dedicato l’avamposto Italiano…]


[… Ai primi di febbraio la compagnia di Floyd era avanzata di alcune miglia dopo lo sbarco di Anzio, ma quel giorno ci fu un grande contrattacco tedesco su tutta la linea del fronte, mai una divisione aveva perso tanti soldati in uno stesso giorno, ci fu un ripiegamento generale, molte compagnie rimasero isolate, alcune vennero annientate, altre resistettero e riuscirono a rientrare in posizioni più organizzate per una difesa estrema della testa di ponte dello sbarco. La compagnia “H” di Floyd era rimasta indietro, chiusi all’interno di una buca ebbero pochi minuti per decidere e Floyd decise per tutti, come a Monte Camino, a novembre del 1943. Prese la sua mitragliatrice, la puntò verso il nemico e disse agli altri di correre verso le retrovie appena iniziava a fare fuoco, li avrebbe raggiunti subito dopo. Inquadrò il terreno ad alzo zero, vide le figure in lontananza, caricò l’arma e iniziò il concerto della morte. Gli altri uscirono dalla buca e corsero verso la direzione opposta, sentivano Floyd sparare tutti i nastri che aveva, ricaricare e sparare, poi non lo sentirono più. L’area era devastata dai colpi di mortaio ed i rumori coprivano tutto. Raggiunsero un riparo nelle retrovie, mentre il fumo, il fuoco e gli scoppi delle granate di mortaio riempivano l’intera valle da dove erano venuti. Si misero ad attendere Floyd, l’avrebbero visto arrivare da lì a poco, con la sua mitragliatrice pesante in braccio ed il nastro appeso. Attesero, ma non arrivava nessuno. L’artiglieria americana, quando ebbe notizia che la ritirata si era conclusa, iniziò a ribattere colpo su colpo i tedeschi. I Cotton Balers della compagnia “H” rimasero ancora in attesa, il cuore nel frattempo aveva rallentato i battiti, dopo la corsa a perdifiato di qualche minuto prima, ma Floyd non arrivava. Il fumo man mano si diradava lasciando intravedere distese di erba bruciata e tanti corpi esanimi in terra, forse Floyd era lì, forse era ferito. Gli sguardi erano smarriti, di chi non sa cosa fare, in Sicilia Floyd era rientrato, dopo aver frenato il camion e superato i colpi dei caccia tedeschi che dal cielo lo mitragliavano. Era rientrato dalle rocce di Monte Camino, dopo aver assaltato da solo una postazione di mitragliatrice, mentre tutto intorno colpi di mortaio cercavano di centrarlo. Era sempre rientrato, ma la valle adesso era vuota e lui non c’era. Il PFC Marvin Darrel Crone non si dava pace, la storia per lui avrebbe avuto un lieto fine, ma quel giorno non lo sapeva. Tornò a casa dopo aver attraversato, con la Terza Divisione, tutta l’Europa fino in Germania. Di fronte a lui, il PFC Samuel G. Rohan, anche lui nella buca a Monte Camino con Floyd e adesso in attesa del suo amico. Cadde il 23 maggio del 1944 nel primo attacco a Cisterna, aveva vent’ anni. Il Tsgt Nicolas Alfier, anche lui a Monte Camino con Floyd, ordinò al gruppo di muoversi in fretta e raggiungere altre posizioni arretrate. La vita per il sergente si sarebbe fermata il 26 maggio del 1944, nella seconda battaglia di Cisterna. Qualcuno della compagnia “H” rimase a guardare nella posizione opposta ancora per un po' e tutti, con gli occhi lucidi, ripresero la corsa verso le retrovie. Dal comando di reggimento ebbero la notizia che era stato classificato come MIA, (missing in action) ma c’erano pochissime probabilità che fosse stato ferito o fatto prigioniero. Quel giorno tutti quelli che non riuscirono a tornare indietro restarono sul terreno. Floyd Lindstrom, non vide mai la sua Medal Of Honor, che fu consegnata ai suoi parenti il 25 Aprile del 1944. Ma la sua famiglia ottenne tutti i benefici economici di cui ha diritto un destinatario di una Medal of Honor...]


Floyd fu inizialmente sepolto nel cimitero Americano di Nettuno, poi nel luglio del 1948 fu restituito alla famiglia a Colorado Springs. Riposa accanto a sua madre Ana Lindstrom, presso l’Evergreen Cemetery di Colorado Springs. Ed i ragazzi dell’American Legion di Colorado Springs non gli fanno mancare mai i fiori, anche domani saranno lì, per dire “thanks bro” … come noi dall’Italia gli diciamo “grazie fratello”.



PFC Floyd Kennet Lindstrom

“Pops”

Terza divisione di Fanteria US Army

7° reggimento “Cotton Balers”

3° Battaglione

Compagnia H

Dog tag nr. 37.349.634


Medagliere personale

1 Medal Of Honor (medaglia d’onore)

1 Silver Star (Stella d’Argento)

1 Purple Hearts (cuore di porpora)

2 Croci di Guerra italiane al valore militare 



On June 6, 1944, while Omaha Beach and the other beaches of Normandy witnessed the greatest amphibious landing in human history, some soldiers from the body recovery, in an area between Anzio and Cisterna, found the remains of an American soldier and from the plate they understood that it was Floyd Kenneth Lindstrom, recipient of the Medal Of Honor.


On the day of his discovery, we remember him with the words, a preview of the novel that the Ass. of the Third Infantry Division is dedicating to him.


Floyd, as long as he could, always put the salvation of others before his own, to the point of sacrificing his own life in order to bring his comrades to safety. His soldier's pay was sent to his mother to help her in the economic difficulties in which his family was in and to buy fresh flowers to bring to the grave of his beloved, who died prematurely. Floyd is a beautiful image of an honest, clean, simple boy; forced by events to shoot at his fellow soldiers who wanted to make Europe a slave of authoritarian regimes. His sacrifice, like that of hundreds of thousands of other American soldiers, helped to make us free, we do not forget. In the immense human tragedy that was World War II, Floyd never lost sight of his values: family, faith, friendship, respect for others, compassion. Floyd's dream was to have a small ranch, where he could live with his beloved, he did not achieve it. Life took away first his father, an alcoholic and from whom his mother fled, then his one great love, Mary Jane, who died very young of a heart attack. It took away his family, when he was called to go to war. It took away his friends, whom he met in the war and who became his brothers; lost in North Africa, Sicily, Salerno, on the Volturno, along the Winter Line and in the slaughterhouse at Anzio. He always tried to protect all he had left; at home his mother and sister and in the war his brothers in arms. He did it saving on his pay and with his weapon, the machine gun, always employing it to protect his friends from counterattacks and quick retreats. He did this until the day life decided to take him too. His story has been collected many years later by Keith LaMee of Colorado Springs, today our brother, who honored him with monuments, plaques and ceremonies, until dedicating to him section no. 5 of the American Legion, one of the oldest sections in the United States. One of the largest and most modern military hospitals in the United States, for the care of war veterans, was dedicated to Floyd K Lindstrom. The Pioneer Museum in Colorado Springs preserves his medals, donated by his family. His story crossed the ocean and was picked up by the Italian Ass. of the Third US Army Infantry Division, which dedicated the Italian outpost to him...]


.. In early February Floyd's company had advanced a few miles after the Anzio landings, but that day there was a major German counterattack all along the front line, never had a division lost so many troops in one day, there was a general retreat, many companies were isolated, some were wiped out, others resisted and were able to get into more organized positions for an extreme defense of the beachhead. Floyd's "H" Company had fallen behind, locked in a hole and given a few minutes to decide, Floyd decided for everyone, as he had at Monte Camino in November 1943. He picked up his machine gun, pointed it at the enemy and told the others to run for the rear as soon as he started firing, he'd be right behind them. He framed the ground at zero elevation, saw the figures in the distance, loaded his weapon and began the death concert. The others came out of the hole and ran in the opposite direction, heard Floyd firing all the tapes he had, reloaded and fired, then heard no more. The area was ravaged by mortar fire and the noise covered everything. They reached a shelter in the rear as smoke, fire, and the blasts of mortar shells filled the entire valley from whence they had come. They waited for Floyd; they would see him coming soon, with his heavy machine gun in his arms and the tape hanging down. They waited, but no one came. When the American artillery got word that the retreat was over, they began to pound the Germans blow for blow. The Cotton Balers of "H" Company were still waiting, their hearts having slowed in the meantime after the headlong rush of a few minutes before, but Floyd would not come. The smoke gradually cleared, leaving glimpses of burned grass and many lifeless bodies on the ground; perhaps Floyd was there, perhaps he was wounded. The gazes were lost, of those who do not know what to do, in Sicily Floyd had returned, after braking the truck and overcoming the shots of the German fighters that machine-gunned him from the sky. He had come back from the rocks of Monte Camino, after having attacked a machine-gun post on his own, while all around him mortar shells were trying to hit him. He had always returned, but the valley was now empty and he was not there. PFC Marvin Darrel Crone couldn't rest, the story would have a happy ending for him, but he didn't know it that day. He returned home after crossing, with the Third Division, all of Europe to Germany. In front of him was PFC Samuel G. Rohan, also in the hole at Monte Camino with Floyd and now waiting for his friend. He fell on May 23, 1944 in the first attack at Cisterna, he was 20 years old. Tsgt Nicolas Alfier, also at Monte Camino with Floyd, ordered the group to move quickly and reach other rear positions. Life for the sergeant would stop on May 26, 1944, in the second battle of Cisterna. Someone from "H" Company stood watch in the opposite position for a while longer, and everyone, bright-eyed, resumed the rush to the rear. From the regimental headquarters they got the news that he had been classified as MIA, (missing in action) but there was very little chance that he had been wounded or taken prisoner. Everyone who couldn't make it back remained on the ground that day. Floyd Lindstrom, never saw his Medal Of Honor, which was given to his relatives on April 25, 1944. But his family did get all the financial benefits to which a Medal of Honor recipient is entitled...]

Floyd was initially buried in Neptune American Cemetery, then in July 1948 was returned to his family in Colorado Springs. He rests next to his mother Ana Lindstrom at Evergreen Cemetery in Colorado Springs. And the guys of the American Legion of Colorado Springs never miss his flowers, even tomorrow they will be there, to say "thanks bro" ... as we from Italy say "thanks brother".






PFC Floyd Kennet Lindstrom


"Pops"


3rd Infantry Division US Army


7th "Cotton Balers" Regiment


3rd Battalion


H Company


Dog tag no. 37,349,634




Personal Medal Collection


1 Medal Of Honor


1 Silver Star


1 Purple Hearts


2 Italian Crosses of War for Military Valor 





giovedì 27 maggio 2021

24 maggio, Cisterna, 1944

Sono trascorsi solo tre giorni dal 24 maggio e ci scusiamo per non aver ricordato alcuni nostri eroi nello stesso giorno in cui le loro azioni in guerra li hanno portati ad avere la citazione e poi la consegna della Medal Of Honor, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti d’America.

Proprio in questi giorni stiamo ultimando un romanzo sulla storia di una Medal of Honor, di cui non anticipiamo il nome. E’ il romanzo immaginario del viaggio che probabilmente ha fatto la sua medaglia. 

Le 25 once di oro lavorato a forma di stella con il nastro blù e tredici stelle cucite sopra.

Dal romanzo vi riportiamo in anteprima solo una piccola parte, il pensiero che un generale fa della medal of honor.


“Leggere quel ruolino militare lo riportava alla dimensione del terreno, alla prima linea, che aveva vissuto durante la Prima Guerra Mondiale. Pensava a quando dalla nave osservava i mezzi da sbarco e vedeva i soli elmetti. Ogni singolo elmetto che veniva sbattuto dalle onde era una storia, la storia di un uomo che lui non avrebbe mai conosciuto e che nell’occasione della consegna della Medal Of Honor stava conoscendo.

La Medal Of Honor sceglie un singolo uomo dagli altri e lo porta in alto. La sua azione in guerra si salda in maniera inscindibile con la sua vita privata, che ne aveva forgiato l’animo, il coraggio e la fedeltà alla Patria.

In fondo erano qualità che aveva riconosciuto in tutti i soldati che aveva guidato in battaglia, ma la Medal Of Honor sembra dirti “ho scelto lui”.

Il soldato non sa ancora che la Medal Of Honor lo ha scelto, vive la sua vita militare, le sue paure, le sue azioni, come tutti i soldati.

Ma è nel momento più critico, quando tutto sembra perso, quando la battaglia volge al peggio, quando ci sono in ballo le vite di tanti soldati o di civili; è in quel momento che la Medal of Honor grida nella coscienza dell’uomo che ha scelto “agisci!”.

L’azione che ne segue si manifesta agli occhi di tutti con l’ammirazione che fa di quel soldato un eroe al quale riconoscere l’onorificenza più grande.

Quando il nastro blu si appoggia sulle spalle del prescelto, la Medal of Honor termina la sua missione e torna a scegliere un altro uomo, un altro elmetto.”

(Luigi Settimi)



For Valor



JOHN W. DUTKO

DETTAGLI

•             GRADO: PRIVATO DI PRIMA CLASSE

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA A, 30th reggimento fanteria Terza Divisione di Fanteria USA

•             MEDAL OF HONOR DATA DELL'AZIONE: 23 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A PONTE ROTTO, ITALIA

CITAZIONE

Per vistosa galanteria e intrepidità a rischio di vita al di là del richiamo del dovere, 23 maggio 1944, vicino a Ponte Rotto, Italia. Pfc. Dutko ha lasciato la copertura di una trincea nemica abbandonata al culmine di una concentrazione di artiglieria in un attacco a tre mitragliatrici nemiche e un cannone mobile da 88 mm. Nonostante il fuoco intenso di queste quattro armi che erano puntate direttamente su di lui, Pfc. Dutko ha corso per 100 iarde attraverso l'area dell'impatto, si è fermato momentaneamente in un cratere di proiettili e poi ha continuato il suo assalto da solo. Sebbene i proiettili della mitragliatrice lo abbiano solo sfiorato e le granate da 88 mm siano esplose entro 30 metri da lui, Pfc. Dutko tuttavia si fece strada fino a un punto entro 30 metri dalla prima mitragliatrice nemica e uccise entrambi i cannonieri con una bomba a mano. Sebbene la seconda mitragliatrice lo ferì, facendolo cadere a terra, Pfc. Dutko si rimise in piedi e avanzò sulla posizione da 88 mm, sparando dal fianco con il suo fucile automatico Browning. Quando è arrivato a meno di 10 metri da quest'arma, ha ucciso il suo equipaggio di cinque uomini con una lunga raffica di fuoco. Ruotando sulla mitragliatrice che lo aveva ferito, Pfc. Dutko ha ucciso l'artigliere e il suo assistente. La terza mitragliatrice tedesca ha sparato su Pfc. Dutko da una posizione a 20 yarde di distanza lo ferì una seconda volta mentre procedeva verso l'arma nemica in una mezza corsa. Ha ucciso entrambi i membri dell'equipaggio con una sola raffica dal suo fucile automatico Browning, ha proseguito verso la postazione e morì, il suo corpo cadde sull'equipaggio tedesco morto.








PATRICK L. KESSLER

DETTAGLI

•             GRADO: PRIVATO DI PRIMA CLASSE

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA K, 30TH INFANTRY, 3D INFANTRY DIVISION

•             MEDAL OF HONOR DATA DELL'AZIONE: 23 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A PONTE ROTTO, ITALIA

CITAZIONE

Per un'evidente galanteria e intrepidità a rischio di una vita al di sopra e al di là del richiamo del dovere. Pfc. Kessler, agendo senza ordini, corse per 50 iarde attraverso una raffica di mitragliatrice, che aveva ucciso cinque dei suoi compagni e fermato l'avanzata della sua compagnia, al fine di formare un gruppo d'assalto per distruggere la mitragliatrice. Ordinando a tre uomini di fungere da base di fuoco, lasciò la copertura di un fossato e si fece strada serpeggiando fino a un punto entro 50 iarde dalla mitragliatrice nemica prima di essere scoperto, dopodiché si tuffò a capofitto nella catena furiosa del fuoco automatico. Raggiunto un punto entro sei piedi dalla postazione, si fermò su di esso e uccise sia il mitragliere che il suo assistente, saltò nella posizione della mitragliatrice, sopraffece e catturò un terzo tedesco dopo una breve lotta. Il restante membro dell'equipaggio riuscì a fuggire, ma Pfc. Kessler lo ferì mentre correva. Mentre portava il suo prigioniero nelle retrovie, questo soldato ha visto due dei suoi compagni uccisi mentre assalivano un punto forte nemico, il cui fuoco aveva già ucciso 10 uomini in compagnia. Consegnando il suo prigioniero a un altro uomo, Pfc. Kessler si trascinò per 35 iarde a lato di una delle vittime, lo sollevò, prese la sua BAR e le munizioni, e proseguì verso il punto forte, distante 125 iarde. Anche se due mitragliatrici hanno concentrato il loro fuoco direttamente su di lui e le granate sono esplose entro 10 metri, facendolo cadere, Pfc. Kessler ha strisciato per 75 iarde, passando attraverso un campo minato antiuomo fino a un punto entro 50 iarde dal nemico e ingaggiò le mitragliatrici in un duello. Quando un proiettile di artiglieria esplose a pochi metri da lui, lasciò la copertura del fossato e avanzò verso la posizione con una camminata lenta, sparando con la sua BAR poggiata sull'anca. Sebbene il nemico gli abbia sparato contro con mitragliatrici pesanti e armi leggere, Pfc. Kessler riuscì a raggiungere il limite della loro posizione, uccise i mitraglieri e catturò 13 tedeschi. Poi, nonostante i continui bombardamenti, è partito nelle retrovie. Dopo aver percorso 25 yard, Pfc. Kessler è stato colpito da due cecchini a soli 100 metri di distanza. Molti dei suoi prigionieri hanno approfittato di questa opportunità e hanno tentato di scappare; tuttavia, Pfc. Kessler caduto in terra, sparò su entrambi i fianchi dei suoi prigionieri, costringendoli a coprirsi, quindi ingaggiò i due cecchini in uno scontro a fuoco e li catturò. Con questa ultima minaccia rimossa, la compagnia K ha continuato la sua avanzata, conquistando il suo obiettivo senza ulteriori opposizioni. Pfc. Kessler è stato ucciso in un'azione successiva.






HENRY SCHAUER

DETTAGLI

•             GRADO: PRIVATO DI PRIMA CLASSE (GRADO PIÙ ALTO: SERGENTE TECNICO)

•             UNITÀ / COMANDO: PATTUGLIA, COMPAGNIA F, 2nd BATTAGLIONE, 15 ° REGGIMENTO DI FANTERIA,  3RD Infantry Division

•             DATA DELL'AZIONE DELLA MEDAL OF HONOR: 23-24 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA

CITAZIONE

Per un'evidente galanteria e intrepidità a rischio di una vita al di sopra e al di là del richiamo del dovere. Il 23 maggio 1944, a mezzogiorno, Pfc. (ora T / Sgt.) Schauer lasciò la copertura di un fosso per ingaggiare quattro cecchini tedeschi che aprirono il fuoco sulla pattuglia dalla sua parte posteriore. Stando eretto, camminò deliberatamente per 30 iarde verso il nemico, si fermò tra il fuoco di quattro fucili centrati su di lui e con quattro raffiche dalla sua BAR, ciascuna a una distanza diversa, uccise tutti i cecchini. Scorse un quinto cecchino in attesa della pattuglia dietro il camino di una casa, Pfc. Schauer lo fece cadere con un'altra raffica. Poco dopo, quando una pesante concentrazione di artiglieria nemica e due mitragliatrici fermarono temporaneamente la pattuglia, Pfc. Schauer lasciò di nuovo la copertura per attaccare le armi nemiche da solo. Mentre i proiettili esplodevano entro 15 metri, facendo piovere su di lui terra e sassi, e sequenze di proiettili traccianti tedeschi lo sferzarono all'altezza del petto, Pfc. Schauer si inginocchiò, uccise i due mitraglieri a soli 60 metri da lui con una sola raffica dalla sua BAR, e accartocciò altri due soldati nemici che corsero ad armare la pistola. Pfc. Schauer spostò il suo corpo per sparare versi l’altra arma tedesca a 500 metri di distanza e svuotò la sua arma verso l'equipaggio nemico, uccidendo tutti e quattro i tedeschi. La mattina successiva, quando i proiettili di un carro armato tedesco Mark VI e una mitragliatrice distante solo 100 metri costrinsero di nuovo la pattuglia a cercare riparo, Pfc. Schauer strisciò verso la mitragliatrice nemica, rimase in piedi a soli 80 iarde dall'arma mentre i suoi proiettili tagliavano il terreno circostante e quattro proiettili del carro armato spararono direttamente contro di lui entro 20 iarde. Alzando il suo BAR sulla spalla, Pfc. Schauer uccise i 4 della postazione di mitragliatrice con una raffica.

 

 




JAMES H. MILLS

DETTAGLI

•             RANGO: PRIVATO

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA F, 15A FANTERIA, 3RD Infantry Division

•             DATA DELL'AZIONE DELLA MEDAGLIA D'ONORE: 24 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA

CITAZIONE

Per un'evidente galanteria e intrepidità a rischio della vita al di sopra e al di là del richiamo del dovere. Pvt. Mills, subendo il suo battesimo del fuoco, ha preceduto il suo plotone per raggiungere una posizione dalla quale si poteva lanciare un attacco contro un punto nemico fortemente fortificato. Dopo aver avanzato di circa 300 yard, Pvt. Mills fu colpito da una mitragliatrice distante solo cinque metri. Ha ucciso il mitragliere con un colpo e ha costretto la resa dell'assistente artigliere. Continuando la sua avanzata, vide un soldato tedesco in posizione mimetizzata dietro un grande cespuglio che tirava il perno di una granata schiacciapatate. Colpendo il tedesco con il suo fucile, Pvt. Mills lo ha costretto a far cadere la granata e lo ha catturato. Quando un altro soldato nemico ha tentato di lanciare una bomba a mano, Pvt. Mills lo ha ucciso con un colpo solo. Portatosi sotto il fuoco di una mitragliatrice e tre fucili a una distanza di soli 50 piedi, si lanciò a capofitto nella furiosa catena del fuoco automatico, sparando con il suo M1 dal fianco. Il nemico è stato completamente demoralizzato da Pvt. Alla vista dell’audace carica di Mills, quando raggiunse un punto entro 10 piedi dalla loro posizione, tutti e sei si arresero. Mentre si avvicinava al punto attaccato, Pvt. Mills fu messo sotto il fuoco di un mitragliere distante 20 metri. Nonostante il fatto che non avesse assolutamente alcuna copertura, Pvt. Mills ha ucciso il mitragliere con un colpo. Due soldati nemici vicino al mitragliere spararono all'impazzata contro Pvt. Mills e poi sono fuggiti. Pvt. Mills ha sparato due volte, uccidendo uno dei nemici. Continuando alla posizione, ha catturato un quarto soldato. Quando divenne evidente che un assalto al punto forte avrebbe con ogni probabilità causato pesanti perdite al plotone, Pvt. Mills si offrì volontario per coprire l'avanzata lungo un fossato poco profondo fino a un punto entro 50 iarde dall'obiettivo. In piedi sulla riva in piena vista del nemico a meno di 100 metri di distanza, gridò e sparò con il fucile direttamente in posizione. Il suo stratagemma ha funzionato esattamente come previsto. Il nemico ha concentrato il suo fuoco su Pvt. Mills. I traccianti passarono a pochi centimetri dal suo corpo, i proiettili di fucile e mitragliatrice rimbalzarono sulle rocce ai suoi piedi. Eppure rimase lì a sparare finché il suo fucile non fu vuoto. Intento a coprire il movimento del suo plotone, Pvt. Mills saltò nell'azione di attacco, ricaricò la sua arma, scese di nuovo e continuò a deporre una base di fuoco. Ripetendo questa azione quattro volte, ha permesso al suo plotone di raggiungere il punto designato non scoperto, da cui ha aggredito e travolto il nemico.

 

 


 


SYLVESTER ANTOLAK

DETTAGLI

•             GRADO: SERGENTE

•             CONFLITTO / ERA: SECONDA GUERRA MONDIALE

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA B, 15A FANTERIA, DIVISIONE DI FANTERIA 3D

•             DATA DELL'AZIONE DELLA MEDAGLIA D'ONORE: 24 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA

CITAZIONE

Vicino a Cisterna di Littoria, in Italia, caricò 200 iarde su un terreno pianeggiante e non coperto per distruggere un nido di mitragliatrici nemiche durante il secondo giorno dell'offensiva che sfondò il cordone d'acciaio tedesco attorno alla testa di ponte di Anzio. A circa 30 iarde di anticipo dalla sua squadra, si imbatté nel fuoco di mitragliatrice e fucile del nemico. Per tre volte è stato colpito da proiettili ed è caduto a terra, ma ogni volta ha lottato per rialzarsi per continuare la sua inarrestabile avanzata. Con una spalla profondamente ferita e il braccio destro in frantumi, continuò a precipitarsi direttamente nella concentrazione di fuoco nemico con il suo mitra incuneato sotto il braccio sano fino a quando non si trovava entro 15 metri dal punto forte nemico, dove aprì il fuoco a distanza ravvicinata mortale, uccidendo due Tedeschi e costringendo i restanti 10 ad arrendersi. Ha riorganizzato i suoi uomini e, rifiutandosi di consultare un medico così disperatamente necessario, ha scelto di aprire la strada verso un altro punto forte a 100 metri di distanza. Ignorando completamente la grandine di proiettili concentrata su di lui, si era precipitato davanti a quasi tre quarti dello spazio tra i punti di forza quando fu ucciso all'istante dal fuoco nemico. Ispirato dal suo esempio, la sua squadra ha continuato a sopraffare le truppe nemiche. Con il suo sacrificio supremo, il superbo coraggio combattivo e l'eroica devozione all'attacco, il sergente. Antolak era direttamente responsabile dell'eliminazione di 20 tedeschi, della cattura di una mitragliatrice nemica e dello sgombero della strada per l'avanzata della sua compagnia. 















sabato 24 aprile 2021

 

25 aprile 1945 - 25 aprile 2021



La libertà

Giorgio Gaber

Voglio essere libero, libero come un uomo

Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo appena nato

Che ha di fronte solamente la natura

Che cammina dentro un bosco

Con la gioia di inseguire un'avventura

Sempre libero e vitale

Fa l'amore come fosse un animale

Incosciente come un uomo

Compiaciuto della propria libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia

E che trova questo spazio

Solamente nella sua democrazia

Che ha il diritto di votare

E che passa la sua vita a delegare

E nel farsi comandare

Ha trovato la sua nuova libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche avere un'opinione

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

Vorrei essere libero come un uomo

Come l'uomo più evoluto

Che si innalza con la propria intelligenza

E che sfida la natura

Con la forza incontrastata della scienza

Con addosso l'entusiasmo

Di spaziare senza limiti nel cosmo

E convinto che la forza del pensiero

Sia la sola libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche un gesto o un'invenzione

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

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Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione








sabato 17 aprile 2021

Così la Terza Divisione è entrata nella mia vita.

 


Foto: Rocky il Bulldog, immagine del "Dogface Soldiers" (soldati con la faccia da cane) 

Si riferisce a un soldato di fanteria dell'esercito americano che presta servizio nella fanteria, specialmente durante la seconda guerra mondiale

La canzone Dogface Soldiers, originariamente scritta nel 1942 da due soldati di fanteria dell'esercito americano, Ken Hart e Bert Gold. Fu ascoltata dal Gen. Lucian K. Truscott ed è stata adottata come canzone ufficiale della 3a divisione di fanteria, ed è stata ampiamente suonata e cantata durante la seconda guerra mondiale. La canzone alla fine vendette 300.000 copie. Ancora oggi è cantata ogni mattina dopo la sveglia dai soldati della 3a divisione di fanteria mentre si trovano in guarnigione a Fort Stewart ,Georgia e Hunter Army Airfield , Georgia.

Rocky il Bulldog fu disegnato da Walt Disney nel 1965.


Così la Terza Divisone è entrata nella mia vita.

 

Le notti che amo di più sono quelle con il maltempo.  

La candela, rigorosamente alla vaniglia è subito accesa; perché dalle mie parti la corrente spesso cade nelle notti burrascose. Le luci sono ridotte al minimo e ci si prepara allo spettacolo.

Il vento e l’acqua sferzano le finestre, mentre sprofondo nella poltrona della camera ed inizio a circondarmi di libri, post-it e matite da temperare sempre.

Ho lasciato le finestre senza la copertura delle persiane, per vedere l’acqua che batte sui vetri e le luci dei fulmini che riempiono di blu e bianco la stanza per poi farla tornare buia.

Alla luce dei fulmini, la vetrina in fondo alla stanza s'illumina e vedo per un attimo l’elmetto e le varie patch della Terza Divisone; quella in metallo, regalata dal presidente e le altre della Seconda Guerra Mondiale. Appare la bronze star, nella sua confezione, i bossoli della buca di Floyd Lindstrom, la medaglia del centenario, il mio cappello con gli stemmi ed il papavero rosso, gli attestati sulle pareti e la bandiera rossa e blu sull'asta con la freccia dorata.

Appaiono per un secondo e poi spariscono, seguite dal suono del tuono; è un effetto che mi piace. Per un po' resto così, sono quelle notti in cui vorresti raggiugere la moglie a letto, perchè ha paura dei tuoni, ma anche restare ancora un po' accanto alla storia.

In fondo siamo fortunati ad avere delle mogli che comprendono il nostro destino: chiamato dalla storia! Come lo definisco io.

Ed il mio destino era la Terza Divisione di Fanteria, il suo richiamo lo sento sempre, in notti come queste o girovagando nei luoghi dei combattimenti in Italia.

Stando comodo sulla poltrona tra gli appunti ed i libri la storia dei “dogface soldiers” si apre alla mia vista ed alla mia conoscenza, ma è quando sono a piedi, sulla sommità delle colline, come a Monte Lungo o nelle “fox hole” di Monterotondo, rimaste intatte; quando osservo i ruderi di una vecchia casa che fu ospedale per i ragazzi del 7th reggimento, posta alla base di Monte Camino; è in questi luoghi che sento il compiersi del richiamo della storia, di quella storia che si è unita alla mia e mi fa essere come un “dogface” nei boschi, che sente l’odore e abbaia agli altri del branco per far sentire la sua presenza e cercare gli altri “dogface” chiamati dalla storia al loro destino.

Il destino non è altro che questo continuo desiderarne la presenza, ricercarla, come un’orma nel sottobosco e seguirla fino alla tana dei “dogface soldiers”.

Non si può spiegare, come non si può spiegare l’emozione del profumo dell’erba appena tagliata, la vista della brina sulle felci, la sensazione di stare sdraiati nel silenzio e nel fango di una “fox hole”, nei resti di una trincea o davanti ad una croce bianca di cui conosci la storia di quel nome, perché forse sei stato nella sua buca, ma sicuramente eri nel luogo che lo vide per l’ultima volta respirare.

Non è felicità, non è gioia, si è appagati, sazi di qualcosa di intangibile che è dentro di noi, che non sapevi di avere e che emerge in tutta la sua forza. La consapevolezza di essere stati scelti per seguire una missione, un distintivo a strisce diagonali bianche e blu che ha fatto sempre parte della tua vita. 

Era a un passo da te ma non lo vedevi fino a quando si è manifestato, un po' alla volta lungo la tua vita, fino al giorno in cui tutto diventava più chiaro ed il “dogface” trovava la sua tana.

Ho vissuto i primi 18 anni della mia vita in un quartiere popolare di Roma, Centocelle, cosi chiamato perché in epoca romana c’era un avamposto per il ricovero dei cavalli. Da ragazzi andavamo a giocare in un grande prato a poca distanza da casa, veniva chiamato “i pratoni” per la sua grandezza. Al centro era pericoloso giocarci perché c’erano i rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, in parte crollati. Oggi è una colata di cemento e asfalto, con strade, palazzi e centri commerciali.

Qualche giorno fa leggendo sulla liberazione di Roma, ho appreso che il 30th reggimento partì la mattina alle 5.30 da Valmontone e percorrendo la via Casilina raggiunse Centocelle fermandosi a nord ovest in attesa di entrare a Roma. A nord ovest ci sono “i pratoni”; li ho frequentati per 18 anni prima che la mia famiglia si trasferisse a Villa Adriana, presso Tivoli ed in seguito a Castel Madama a cinque chilometri verso est.

In questa nuova residenza, le strade che percorro ogni giorno da 38 anni sono quelle che percorse il 7th reggimento per entrare a Roma, in quel 4 giugno del 1944; anche questo l’ho scoperto dalle ultime traduzioni dei testi in inglese sulla storia della Terza Divisione.

Nel mio girovagare degli anni passati, prima che il destino della storia non si palesasse ai miei occhi, i paesi più visitati furono tutti quelli che liberò la Terza Divisione di Fanteria: Artena, Cori, San Cesareo, Palestrina; ho mille ricordi di quelle zone e furono quelle che videro i carri del 601th Tank Destroyer con sopra i “dogface soldiers” della Terza Divisione, salutare la popolazione liberata.

Andavo ogni anno a mangiare le fragole in una nota località e passavo davanti ad una lapide bianca dedicata al Col. Toffey.

E poi ancora, quando fui invitato ad Anzio, per le celebrazioni dello sbarco e comprai la mia prima divisa US Army per partecipare alle rievocazioni storiche, quando ormai la storia stava iniziando a delineare i contorni del mio destino. 

Ricordo un hotel semplice e dal personale cortese, al centro delle zone dei combattimenti successivi allo sbarco. Una notte a leggere la storia di quanto accadde a gennaio del ‘44, sul libro di Rick Atkinson e poi la mattina, per la prima volta indossavo una divisa US Army.

La sentivo addosso, avvertivo il peso della storia che rappresentava; scesi le scale verso la hall in silenzio, con l’elmetto fissato male che si muoveva in ogni parte. Raggiunta la sala mi presentai e mi dissero che avevo la patch della 5a armata e che non andava bene, misero la mano nella tasca e mi regalarono una patch nuova, era a strisce diagonali bianche e blu.

“Oggi siamo la gloriosa Terza Divisione!”  “cucila subito che si parte!” mi dissero.

Trovai una signora gentile dell’hotel che tolse la patch della 5a Armata e con pochi punti mise quella della Terza Divisione, uscii e salii sul Dodge, insieme agli altri, tutti della Terza Divisione, eravamo un mare di onde bianche e blu e mi sentii far parte di loro anche se non li conoscevo.

L’estate successiva andai in Austria per le vacanze e da lì raggiunsi Berchtesgaden, meta turistica ma anche storica. Raggiunta, visitai il museo alla base della collina dove si trova il rifugio dell’Aquila di Hitler e vidi una foto con dei soldati, avevano sull’elmetto la stessa patch che mi avevano regalato.

“Come facevano da Anzio ad essere arrivati fino lì?”

domandai a quella ragazza con me nel viaggio che ancora non sapeva sarebbe diventata mia moglie.

Ripensai a quella foto, alla patch, il “dogface” aveva annusato una pista ed aveva ripreso la ricerca della sua tana, ma la vacanza in seguito distolse i suoi pensieri.

La storia ormai aveva iniziato a scorrere nel sangue ed iniziai i miei primi viaggi a Cassino; ricordo che la prima volta mi aveva portato all’abazia mio padre, io ero piccolo, ma già sapevo che i parà tedeschi avevano conteso quel monastero e la collina contro un esercito intero, ma non ricordo chi me lo aveva detto, mio padre di certo no, lo sapevo forse dalle letture dei fumetti di super eroica, che tutte le estati erano il premio per la mia promozione, dato che spendevo tutti i soldi che mi davano a casa per quelle riviste che leggevo sulle scale della scuola elementare, appoggiato al cancello chiuso sotto il sole cocente di giugno, fino a farmi diventare le mani nere e profumate dall’inchiostro.

Tornai a Cassino per vedere i luoghi della battaglia e mi portarono a conoscere altri “dogface”, ognuno con il suo richiamo della storia, con le sue emozioni, il suo fiuto e la ricerca della sua tana e fummo subito branco.

Da Cassino il richiamo mi portò fino al “Mignano Gap”; Montelungo e Monte Camino che stringono la via Casilina (HWSix) vennero percorsi in lungo e in largo, insieme al branco dei nuovi “dogface”.

Il nostro fiuto era verso la 36th Texas, i bersaglieri ed i fanti italiani, che combatterono insieme agli americani; agli inglesi ed alla First Special Service Force, che guardo sempre con onore e rispetto, per la loro guerra sempre un passo avanti agli altri verso il nemico.

Ma da ogni parte guardavo, notavo sempre quel piccolo monte, basso, tutto rotondo, era un richiamo, una cosa che mi attirava e di cui non sapevo il motivo; le notizie erano poche e tutte riferite a dicembre del 1943 quando il monte fu occupato dalla 36th Texas.

In quel periodo stavo iniziando a curiosare sulle medal of honor della 36th Texas in zona e trovai due nomi, “near Mignano Montelungo” diceva la citazione del luogo in cui il valore dell’uomo era andato oltre l’immaginazione. Erano due “dogface soldiers” della Terza Divisione! Uno si era distinto proprio su quel monte che guardavo sempre, era Maurice Lee Britt.

Anzio, Berchtesgaden, Mignano Montelungo… la Sicilia, l’Africa, erano stati ovunque, ma dovevo riprendere tutte le loro tracce per capire ed iniziai a concentrare le ricerche ed osservare le cartine geografiche fino a scoprire che i primi scontri della Winter Line erano stati a novembre per mezzo della Terza Divisione di Fanteria che proveniva da sud ed aveva oltrepassato il fiume Volturno. Quella era la zona dove mi portavano le mie tracce, quella era la zona dove sarei dovuto andare a cercare la mia tana.

Per anni ero andato su quei monti a ricordare fatti e combattimenti di dicembre ma non sapevo cosa fosse accaduto a novembre. era tutto così imperdonabile ma era successo.

Tutto ad in certo punto divenne più chiaro; la storia della Terza Divisione si apriva ogni giorno a nuove scoperte e l’Africa, la Sicilia, Battipaglia, la Winter Line, Nettuno, Roma, poi la Francia, i Vosgi, il Reno, la Germania e Berchtesgaden, erano per me anche Centocelle, il pratone, Palestrina, San Cesareo, la casa in campagna, la Tiburtina, le vacanze in Germania, in Francia, Cassino, la via Casilina, Monte Lungo, Monte Camino, Monte Rotondo, la mia vita aveva percorso per anni i luoghi della Terza Divisione e man mano la storia mi aveva avvicinato a quei colori bianchi e blu.

Annusavo l’aria, il “dogface” stava per raggiungere la sua tana, guardavo la vetta di Monte Camino e pensavo “Volens et Potens!”, dalla quota di Montelungo dicevo “Can Do!”, mi fermavo a ricordare i combattimenti di Monterotondo e dentro di me dicevo “our country, not ourselves!”  

Una sera come questa, fredda e piovosa, decisi di collegarmi al sito internet della Terza Divisione di Fanteria US Army e feci il mio abbonamento all’associazione. Scoprii che ero solo in Italia, venni unito al gruppo Internazionale, ma avevo trovato la mia tana, avevo seguito le tracce di tanti “dogface” e li avevo raggiunti. Erano i figli, i nipoti, di quei “dogface soldiers” che erano venuti un giorno in Italia per sbranare bestie feroci e liberare i boschi dalla loro presenza. Quei boschi dove oggi annuso l’aria in cerca delle tracce del passaggio di quegli eroi con la faccia da cane, sporchi e con la barba incolta e ne sento ancora la loro presenza.




Dedicato a tutti i “dogface” dell’associazione

Luigi S.

Presidente Ass. Terza Divisione di Fanteria, avamposto 16, Italia