La linea Bernhardt fu scelta dal generale Hube che cedette in seguito il comando al gen. Frido Von Senger Und Etterlin. Secondo le considerazioni di Senger, il punto debole della linea era al centro, tra Mignano e San Pietro Infine, dove sorgeva il monte Cesima.
La Linea Reinhardt (detta anche linea Bernhardt e winter line dagli alleati) fu una linea fortificata difensiva progettata dall'OberkommandoderWehrmacht o OKW e realizzata dall’Organizzazione Todt in Italia durante la campagna d'Italia della Seconda guerra mondiale.
Andava dal fiume Sangro sull'Adriatico fino alla foce del fiume Garigliano passando per la vetta del Monte Camino Monte la Remetanea e Monte Maggiore, nel territorio di Rocca d'Evandro, per Montelungo, Mignano e Monte Sambucaro, che sta al confine fra le tre regioni del Lazio, Molise e Campania.
La Linea Bernhardt non era particolarmente fortificata, a differenza della Linea Gustav, ed era stata pensata dal comando tedesco al solo scopo di rallentare l'avanzata Alleata nell'avvicinamento a quest'ultima.
Nell’ordine di Kesselring doveva essere approntata entro il 1° novembre 1943.
Fridolin Von Senger era un uomo diverso dall’immaginario dei generali tedeschi; magro, schivo, riservato, colto e raffinato. Non fu mai coinvolto in rappresaglie verso i civili (anche se in Italia di una ne fu sicuramente a conoscenza). Nei primi anni di guerra, durante le rapide avanzate in Olanda e Francia, le divisioni corazzate di Senger ebbero in generale un grande rispetto delle popolazioni civili, frutto degli ordini impartiti da questo cultore dell’arte e della storia ma anche generale fedele alla patria ed al giuramento fatto. Umanista e cattolico osservante, tanto da andare a messa ogni giorno e divenire fratello laico dell’ordine dei Frati Benedettini, passò alla storia come il grande difensore dell’abazia Benedettina di Cassino e grande stratega della difesa lungo la linea d’Inverno (la linea Bernhardt) e la linea Gustav, che tagliava in due l’Italia nel punto più stretto della penisola. In previsione dello scontro finale a Cassino convinse l’abate Gregorio Diamare a portare in salvo le inestimabili opere d’arte presenti nell’abazia per evitare che venissero non solo distrutte dai bombardamenti ma depredate dalla divisione Hermann Goring per essere trasferite in Germania. Contrario al Nazismo, fece il suo dovere come soldato e come generale, rispettando sempre l’avversario. Fridolin Rudolf von Senger und Etterlin era un bambino fortunato: la sua famiglia discendeva da nobili possidenti. Nato a Waldshut, il 4 settembre 1891, il vento di Napoleone Bonaparte spogliò la sua famiglia di ogni proprietà ed i genitori del piccolo Frido si reinventarono avvocati e funzionari dello Stato. Questo gli consentì di vivere un’infanzia senza preoccupazioni. Dal papà ereditò il senso del dovere; dalla mamma la fede cattolica. Da adulto Frido prese i voti di ‘terziario’ benedettino sentendo la fede in maniera forte dentro di lui. Amava la pittura e sognava di proseguire gli studi che gli consentissero di diventare uno storico dell’arte. L’Europa nel frattempo precipitava nella barbarie della Prima e poi della Seconda Guerra Mondiale. Frido si ritrovò arruolato come ufficiale dell’esercito tedesco: prima per il Kaiser e poi per il Fuhrer. I fogli matricolari lo descrivono un ufficiale preparato e capace. La guerra lo spedisce subito in prima linea. Prima nell’avanzata verso l’Olanda e la Francia, con la rapida vittoria. E qui, mentre tutti festeggiano, Frido riflette, e la riflessione è riportata nelle sue memorie:
“Io mi ero fatto la convinzione che la fulminea disfatta della Francia non avesse per nulla deciso l’esito della guerra, come molti pensavano. La tattica delle avanzate travolgenti non era applicabile nel confronti dell’avversario principale, l’Inghilterra, per tre diverse ragioni. L’Inghilterra dominava i mari, le potenze dell’asse no; L’Inghilterra faceva parte di un’unione di stati sparpagliati in tutto il mondo. Buon ultimo: la mentalità degli inglesi, ben diversa da quella degli europei continentali; afferra solo ciò che ha potuto studiare per anni e capire. La tesi tedesca della plutocrazia, per cui presso gli altri popoli l’uomo della strada si batteva per i ricchi, non era familiare agli inglesi. Questi combattevano per un ideale incomprensibile ai tedeschi sotto il regime di Hitler. A costoro veniva insegnato che bisognava liberarsi dell’essenza della democrazia definita come “alterco parlamentare, algebra delle maggioranze, regime dei bonzi corrotti”. Per gli Inglesi, invece, la democrazia rappresenta la libertà personale, il diritto e quindi la dignità umana, tutte cose per cui vale la pena battersi.”
Al ristorante dell’hotel Metayer, a Rennes, durante una cena, la ronda tedesca ordinò ai commensali francesi di rientrare a casa essendo arrivate le 22.00, gli ufficiali tedeschi potevano restare fino alle 23. Frido ordinò che tutti restassero comodamente ai tavoli invitando alcuni ad intrattenersi con lui per parlare di politica, i francesi ordinarono una bottiglia e restarono con lui fino alle 24.00. Scrive ancora in quei giorni:
“Nelle ore tranquille della riflessione dopo il ritmo incalzante della campagna militare si delineava più precisa la mia intima tragedia, una tragedia sofferta indubbiamente da molti ufficiali di Hitler. Questi dovevano affrontare un duplice e contrastante imperativo: quello di battersi strenuamente per la vittoria e quello di desiderare la disfatta per amor di patria.”
“Costoro erano rimasti fra l’altro anche cristiani, e sapevano di trovarsi di fronte al regno dell’Anticristo, alla persecuzione degli innocenti, all’eliminazione del diritto, alla sopraffazione, all’insicurezza personale e alla megalomania del nazionalsocialismo.”
A novembre è impegnato nella difesa lungo la linea d’inverno e subito dopo la ritirata si appresta alla difesa di un settore chiave della Linea Gustav: quello che i tedeschi avrebbero dovuto difendere con le unghie ed i denti per tardare il più possibile l’avanzata Alleata, facendo così in modo che raggiungesse il più tardi possibile la Germania. La sua difesa fu da manuale e si studia ancora oggi. Prima di essere promosso al fronte di Montecassino, mentre ancora era al comando delle truppe in Sardegna e Corsica, quando si trovò al bivio tra salvare la propria vita e salvare la propria anima, scelse senza dubbio la seconda: il 9 settembre ’43 non eseguì l’ordine di fucilare tutti gli ufficiali italiani fatti prigionieri e che fino al giorno prima erano suoi alleati; l’ordine del Fuhrer era tassativo e chiunque non lo avesse eseguito sarebbe stato a sua volta passato per le armi, si fosse chiamato pure Frido Rudolf von Senger. Il generale imbarcò tutti gli ufficiali italiani sulla prima motonave in partenza dalla Corsica e poi telefonò al suo superiore, il maresciallo Kesselring, comandante delle truppe tedesche in Italia e gli disse di non avere ufficiali da fucilare.
Kesselring gli evitò la corte marziale e Frido fu sempre in debito con lui.
Era un uomo di guerra che riusciva a mantenere la sua umanità; di grande cultura, attento osservatore della natura e delle bellezze del creato; caratteristiche in netto contrasto con la guerra, che assume in lui i contorni dell’arte, terribile, ma che svolgeva in maniera sapiente, professionale, umana e disumana allo stesso momento.
A Santa Maria al Monte, in provincia di Pisa, sulla facciata della chiesa di San Pietro in Vincoli una targa recita “A Frido von Senger, generale tedesco antinazista e benedettino, che salvò centinaia di soldati italiani e il tesoro di Montecassino. Nel 70° anniversario della sua presenza a Villa Pozzo.”
Scrisse Frido Von Senger, nelle sue memorie, ripensando alle battaglie sul passo di Mignano
“Il decorso dei combattimenti che portarono allo sfondamento della linea Berhardt e che costituirono il preludio alle battaglie di Cassino fu caratterizzato dal fatto che l’iniziativa era esclusivamente riservata all’avversario. In nessun punto in cui vennero attaccate da forze consistenti le divisioni tedesche riuscirono a tenere le cosiddette posizioni. Così vennero a mancare anche i successi che sarebbero stati necessari per rialzarne il morale”
Frido Von Senger Und Etterlin, dal suo libro “senza paura senza speranza”