Sezione 16, dedicata a Floyd K. Lindstrom, Medal of Honor
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domenica 30 maggio 2021
giovedì 27 maggio 2021
24 maggio, Cisterna, 1944
Sono trascorsi solo tre giorni dal 24 maggio e ci scusiamo per non aver ricordato alcuni nostri eroi nello stesso giorno in cui le loro azioni in guerra li hanno portati ad avere la citazione e poi la consegna della Medal Of Honor, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti d’America.
Proprio in questi giorni stiamo ultimando un romanzo sulla storia di una Medal of Honor, di cui non anticipiamo il nome. E’ il romanzo immaginario del viaggio che probabilmente ha fatto la sua medaglia.
Le 25 once di oro lavorato a forma di stella con il nastro blù e tredici stelle
cucite sopra.
Dal romanzo vi riportiamo in anteprima solo una piccola parte, il pensiero che un generale fa della medal of honor.
“Leggere quel ruolino militare lo riportava alla dimensione del terreno, alla prima linea, che aveva vissuto durante la Prima Guerra Mondiale. Pensava a quando dalla nave osservava i mezzi da sbarco e vedeva i soli elmetti. Ogni singolo elmetto che veniva sbattuto dalle onde era una storia, la storia di un uomo che lui non avrebbe mai conosciuto e che nell’occasione della consegna della Medal Of Honor stava conoscendo.
La Medal Of Honor sceglie un singolo uomo dagli altri e lo porta in alto. La sua azione in guerra si salda in maniera inscindibile con la sua vita privata, che ne aveva forgiato l’animo, il coraggio e la fedeltà alla Patria.
In fondo erano qualità che aveva riconosciuto in tutti i soldati che aveva guidato in battaglia, ma la Medal Of Honor sembra dirti “ho scelto lui”.
Il soldato non sa ancora che la Medal Of Honor lo ha scelto, vive la sua vita militare, le sue paure, le sue azioni, come tutti i soldati.
Ma è nel momento più critico, quando tutto sembra perso, quando la battaglia volge al peggio, quando ci sono in ballo le vite di tanti soldati o di civili; è in quel momento che la Medal of Honor grida nella coscienza dell’uomo che ha scelto “agisci!”.
L’azione che ne segue si manifesta agli occhi di tutti con l’ammirazione che fa di quel soldato un eroe al quale riconoscere l’onorificenza più grande.
Quando il nastro blu si appoggia sulle spalle del prescelto, la Medal of Honor termina la sua missione e torna a scegliere un altro uomo, un altro elmetto.”
(Luigi Settimi)
For Valor
JOHN W. DUTKO
DETTAGLI
• GRADO:
PRIVATO DI PRIMA CLASSE
• UNITÀ
/ COMANDO: COMPAGNIA A, 30th reggimento fanteria Terza Divisione di Fanteria
USA
• MEDAL
OF HONOR DATA DELL'AZIONE: 23 MAGGIO 1944
• MEDAL
OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A PONTE ROTTO, ITALIA
CITAZIONE
Per vistosa galanteria e
intrepidità a rischio di vita al di là del richiamo del dovere, 23 maggio 1944,
vicino a Ponte Rotto, Italia. Pfc. Dutko ha lasciato la copertura di una
trincea nemica abbandonata al culmine di una concentrazione di artiglieria in
un attacco a tre mitragliatrici nemiche e un cannone mobile da 88 mm.
Nonostante il fuoco intenso di queste quattro armi che erano puntate
direttamente su di lui, Pfc. Dutko ha corso per 100 iarde attraverso l'area
dell'impatto, si è fermato momentaneamente in un cratere di proiettili e poi ha
continuato il suo assalto da solo. Sebbene i proiettili della mitragliatrice lo
abbiano solo sfiorato e le granate da 88 mm siano esplose entro 30 metri da
lui, Pfc. Dutko tuttavia si fece strada fino a un punto entro 30 metri dalla
prima mitragliatrice nemica e uccise entrambi i cannonieri con una bomba a
mano. Sebbene la seconda mitragliatrice lo ferì, facendolo cadere a terra, Pfc.
Dutko si rimise in piedi e avanzò sulla posizione da 88 mm, sparando dal fianco
con il suo fucile automatico Browning. Quando è arrivato a meno di 10 metri da
quest'arma, ha ucciso il suo equipaggio di cinque uomini con una lunga raffica
di fuoco. Ruotando sulla mitragliatrice che lo aveva ferito, Pfc. Dutko ha
ucciso l'artigliere e il suo assistente. La terza mitragliatrice tedesca ha
sparato su Pfc. Dutko da una posizione a 20 yarde di distanza lo ferì una
seconda volta mentre procedeva verso l'arma nemica in una mezza corsa. Ha
ucciso entrambi i membri dell'equipaggio con una sola raffica dal suo fucile
automatico Browning, ha proseguito verso la postazione e morì, il suo corpo
cadde sull'equipaggio tedesco morto.
PATRICK L. KESSLER
DETTAGLI
• GRADO:
PRIVATO DI PRIMA CLASSE
• UNITÀ
/ COMANDO: COMPAGNIA K, 30TH INFANTRY, 3D INFANTRY DIVISION
• MEDAL
OF HONOR DATA DELL'AZIONE: 23 MAGGIO 1944
• MEDAL
OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A PONTE ROTTO, ITALIA
CITAZIONE
Per un'evidente galanteria e
intrepidità a rischio di una vita al di sopra e al di là del richiamo del
dovere. Pfc. Kessler, agendo senza ordini, corse per 50 iarde attraverso una
raffica di mitragliatrice, che aveva ucciso cinque dei suoi compagni e fermato
l'avanzata della sua compagnia, al fine di formare un gruppo d'assalto per
distruggere la mitragliatrice. Ordinando a tre uomini di fungere da base di
fuoco, lasciò la copertura di un fossato e si fece strada serpeggiando fino a
un punto entro 50 iarde dalla mitragliatrice nemica prima di essere scoperto,
dopodiché si tuffò a capofitto nella catena furiosa del fuoco automatico.
Raggiunto un punto entro sei piedi dalla postazione, si fermò su di esso e
uccise sia il mitragliere che il suo assistente, saltò nella posizione della mitragliatrice,
sopraffece e catturò un terzo tedesco dopo una breve lotta. Il restante membro
dell'equipaggio riuscì a fuggire, ma Pfc. Kessler lo ferì mentre correva.
Mentre portava il suo prigioniero nelle retrovie, questo soldato ha visto due
dei suoi compagni uccisi mentre assalivano un punto forte nemico, il cui fuoco
aveva già ucciso 10 uomini in compagnia. Consegnando il suo prigioniero a un
altro uomo, Pfc. Kessler si trascinò per 35 iarde a lato di una delle vittime,
lo sollevò, prese la sua BAR e le munizioni, e proseguì verso il punto forte,
distante 125 iarde. Anche se due mitragliatrici hanno concentrato il loro fuoco
direttamente su di lui e le granate sono esplose entro 10 metri, facendolo
cadere, Pfc. Kessler ha strisciato per 75 iarde, passando attraverso un campo
minato antiuomo fino a un punto entro 50 iarde dal nemico e ingaggiò le
mitragliatrici in un duello. Quando un proiettile di artiglieria esplose a
pochi metri da lui, lasciò la copertura del fossato e avanzò verso la posizione
con una camminata lenta, sparando con la sua BAR poggiata sull'anca. Sebbene il
nemico gli abbia sparato contro con mitragliatrici pesanti e armi leggere, Pfc.
Kessler riuscì a raggiungere il limite della loro posizione, uccise i mitraglieri
e catturò 13 tedeschi. Poi, nonostante i continui bombardamenti, è partito
nelle retrovie. Dopo aver percorso 25 yard, Pfc. Kessler è stato colpito da due
cecchini a soli 100 metri di distanza. Molti dei suoi prigionieri hanno
approfittato di questa opportunità e hanno tentato di scappare; tuttavia, Pfc.
Kessler caduto in terra, sparò su entrambi i fianchi dei suoi prigionieri,
costringendoli a coprirsi, quindi ingaggiò i due cecchini in uno scontro a
fuoco e li catturò. Con questa ultima minaccia rimossa, la compagnia K ha
continuato la sua avanzata, conquistando il suo obiettivo senza ulteriori
opposizioni. Pfc. Kessler è stato ucciso in un'azione successiva.
HENRY SCHAUER
DETTAGLI
• GRADO:
PRIVATO DI PRIMA CLASSE (GRADO PIÙ ALTO: SERGENTE TECNICO)
• UNITÀ
/ COMANDO: PATTUGLIA, COMPAGNIA F, 2nd BATTAGLIONE, 15 ° REGGIMENTO DI
FANTERIA, 3RD Infantry Division
• DATA
DELL'AZIONE DELLA MEDAL OF HONOR: 23-24 MAGGIO 1944
• MEDAL
OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA
CITAZIONE
Per un'evidente galanteria e
intrepidità a rischio di una vita al di sopra e al di là del richiamo del
dovere. Il 23 maggio 1944, a mezzogiorno, Pfc. (ora T / Sgt.) Schauer lasciò la
copertura di un fosso per ingaggiare quattro cecchini tedeschi che aprirono il
fuoco sulla pattuglia dalla sua parte posteriore. Stando eretto, camminò
deliberatamente per 30 iarde verso il nemico, si fermò tra il fuoco di quattro
fucili centrati su di lui e con quattro raffiche dalla sua BAR, ciascuna a una
distanza diversa, uccise tutti i cecchini. Scorse un quinto cecchino in attesa
della pattuglia dietro il camino di una casa, Pfc. Schauer lo fece cadere con
un'altra raffica. Poco dopo, quando una pesante concentrazione di artiglieria
nemica e due mitragliatrici fermarono temporaneamente la pattuglia, Pfc.
Schauer lasciò di nuovo la copertura per attaccare le armi nemiche da solo.
Mentre i proiettili esplodevano entro 15 metri, facendo piovere su di lui terra
e sassi, e sequenze di proiettili traccianti tedeschi lo sferzarono all'altezza
del petto, Pfc. Schauer si inginocchiò, uccise i due mitraglieri a soli 60
metri da lui con una sola raffica dalla sua BAR, e accartocciò altri due
soldati nemici che corsero ad armare la pistola. Pfc. Schauer spostò il suo
corpo per sparare versi l’altra arma tedesca a 500 metri di distanza e svuotò
la sua arma verso l'equipaggio nemico, uccidendo tutti e quattro i tedeschi. La
mattina successiva, quando i proiettili di un carro armato tedesco Mark VI e
una mitragliatrice distante solo 100 metri costrinsero di nuovo la pattuglia a
cercare riparo, Pfc. Schauer strisciò verso la mitragliatrice nemica, rimase in
piedi a soli 80 iarde dall'arma mentre i suoi proiettili tagliavano il terreno
circostante e quattro proiettili del carro armato spararono direttamente contro
di lui entro 20 iarde. Alzando il suo BAR sulla spalla, Pfc. Schauer uccise i 4 della postazione di mitragliatrice con una raffica.
JAMES H. MILLS
DETTAGLI
• RANGO:
PRIVATO
• UNITÀ
/ COMANDO: COMPAGNIA F, 15A FANTERIA, 3RD Infantry Division
• DATA
DELL'AZIONE DELLA MEDAGLIA D'ONORE: 24 MAGGIO 1944
• MEDAL
OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA
CITAZIONE
Per un'evidente galanteria e
intrepidità a rischio della vita al di sopra e al di là del richiamo del
dovere. Pvt. Mills, subendo il suo battesimo del fuoco, ha preceduto il suo
plotone per raggiungere una posizione dalla quale si poteva lanciare un attacco
contro un punto nemico fortemente fortificato. Dopo aver avanzato di circa 300
yard, Pvt. Mills fu colpito da una mitragliatrice distante solo cinque metri.
Ha ucciso il mitragliere con un colpo e ha costretto la resa dell'assistente
artigliere. Continuando la sua avanzata, vide un soldato tedesco in posizione
mimetizzata dietro un grande cespuglio che tirava il perno di una granata
schiacciapatate. Colpendo il tedesco con il suo fucile, Pvt. Mills lo ha
costretto a far cadere la granata e lo ha catturato. Quando un altro soldato
nemico ha tentato di lanciare una bomba a mano, Pvt. Mills lo ha ucciso con un
colpo solo. Portatosi sotto il fuoco di una mitragliatrice e tre fucili a una
distanza di soli 50 piedi, si lanciò a capofitto nella furiosa catena del fuoco
automatico, sparando con il suo M1 dal fianco. Il nemico è stato completamente
demoralizzato da Pvt. Alla vista dell’audace carica di Mills, quando raggiunse
un punto entro 10 piedi dalla loro posizione, tutti e sei si arresero. Mentre
si avvicinava al punto attaccato, Pvt. Mills fu messo sotto il fuoco di un
mitragliere distante 20 metri. Nonostante il fatto che non avesse assolutamente
alcuna copertura, Pvt. Mills ha ucciso il mitragliere con un colpo. Due soldati
nemici vicino al mitragliere spararono all'impazzata contro Pvt. Mills e poi
sono fuggiti. Pvt. Mills ha sparato due volte, uccidendo uno dei nemici.
Continuando alla posizione, ha catturato un quarto soldato. Quando divenne
evidente che un assalto al punto forte avrebbe con ogni probabilità causato
pesanti perdite al plotone, Pvt. Mills si offrì volontario per coprire
l'avanzata lungo un fossato poco profondo fino a un punto entro 50 iarde
dall'obiettivo. In piedi sulla riva in piena vista del nemico a meno di 100
metri di distanza, gridò e sparò con il fucile direttamente in posizione. Il
suo stratagemma ha funzionato esattamente come previsto. Il nemico ha
concentrato il suo fuoco su Pvt. Mills. I traccianti passarono a pochi
centimetri dal suo corpo, i proiettili di fucile e mitragliatrice rimbalzarono
sulle rocce ai suoi piedi. Eppure rimase lì a sparare finché il suo fucile non
fu vuoto. Intento a coprire il movimento del suo plotone, Pvt. Mills saltò
nell'azione di attacco, ricaricò la sua arma, scese di nuovo e continuò a
deporre una base di fuoco. Ripetendo questa azione quattro volte, ha permesso
al suo plotone di raggiungere il punto designato non scoperto, da cui ha
aggredito e travolto il nemico.
SYLVESTER ANTOLAK
DETTAGLI
• GRADO:
SERGENTE
• CONFLITTO
/ ERA: SECONDA GUERRA MONDIALE
• UNITÀ
/ COMANDO: COMPAGNIA B, 15A FANTERIA, DIVISIONE DI FANTERIA 3D
• DATA
DELL'AZIONE DELLA MEDAGLIA D'ONORE: 24 MAGGIO 1944
• MEDAL
OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA
CITAZIONE
sabato 24 aprile 2021
25 aprile 1945 - 25 aprile 2021
La libertà
Giorgio Gaber
Voglio essere libero, libero come un uomo
Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo appena nato
Che ha di fronte solamente la natura
Che cammina dentro un bosco
Con la gioia di inseguire un'avventura
Sempre libero e vitale
Fa l'amore come fosse un animale
Incosciente come un uomo
Compiaciuto della propria libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria
fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia
Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un'opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Vorrei essere libero come un uomo
Come l'uomo più evoluto
Che si innalza con la propria intelligenza
E che sfida la natura
Con la forza incontrastata della scienza
Con addosso l'entusiasmo
Di spaziare senza limiti nel cosmo
E convinto che la forza del pensiero
Sia la sola libertà
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un'invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
sabato 17 aprile 2021
Così la Terza Divisione è entrata nella mia vita.
Foto: Rocky il Bulldog, immagine del "Dogface Soldiers" (soldati con la faccia da cane)
Si riferisce a un soldato di fanteria dell'esercito americano che presta servizio nella fanteria, specialmente durante la seconda guerra mondiale
La canzone Dogface Soldiers, originariamente scritta nel 1942 da due soldati di fanteria dell'esercito americano, Ken Hart e Bert Gold. Fu ascoltata dal Gen. Lucian K. Truscott ed è stata adottata come canzone ufficiale della 3a divisione di fanteria, ed è stata ampiamente suonata e cantata durante la seconda guerra mondiale. La canzone alla fine vendette 300.000 copie. Ancora oggi è cantata ogni mattina dopo la sveglia dai soldati della 3a divisione di fanteria mentre si trovano in guarnigione a Fort Stewart ,Georgia e Hunter Army Airfield , Georgia.
Rocky il Bulldog fu disegnato da Walt Disney nel 1965.
Così la Terza
Divisone è entrata nella mia vita.
Le notti che amo di più sono
quelle con il maltempo.
La candela, rigorosamente alla
vaniglia è subito accesa; perché dalle mie parti la corrente spesso cade nelle
notti burrascose. Le luci sono ridotte al minimo e ci si prepara allo
spettacolo.
Il vento e l’acqua sferzano le finestre, mentre sprofondo nella poltrona della camera ed inizio a circondarmi di libri, post-it e matite da temperare sempre.
Ho lasciato le finestre senza la
copertura delle persiane, per vedere l’acqua che batte sui vetri e le luci dei
fulmini che riempiono di blu e bianco la stanza per poi farla tornare buia.
Alla luce dei fulmini, la vetrina
in fondo alla stanza s'illumina e vedo per un attimo l’elmetto e
le varie patch della Terza Divisone; quella in metallo, regalata dal presidente
e le altre della Seconda Guerra Mondiale. Appare la bronze star, nella sua
confezione, i bossoli della buca di Floyd Lindstrom, la medaglia del
centenario, il mio cappello con gli stemmi ed il papavero rosso, gli attestati sulle pareti e la bandiera rossa e blu sull'asta con la freccia dorata.
Appaiono per un secondo e poi
spariscono, seguite dal suono del tuono; è un effetto che mi piace. Per un
po' resto così, sono quelle notti in cui vorresti raggiugere la moglie a letto, perchè ha paura dei tuoni, ma anche restare ancora un po' accanto alla storia.
In fondo siamo fortunati ad avere
delle mogli che comprendono il nostro destino: chiamato dalla storia! Come lo definisco
io.
Ed il mio destino era la Terza
Divisione di Fanteria, il suo richiamo lo sento sempre, in notti come queste o
girovagando nei luoghi dei combattimenti in Italia.
Stando comodo sulla poltrona tra gli appunti ed i libri la
storia dei “dogface soldiers” si apre alla mia vista ed alla mia
conoscenza, ma è quando sono a piedi, sulla sommità delle colline, come a Monte
Lungo o nelle “fox hole” di Monterotondo, rimaste intatte; quando osservo i ruderi di una vecchia casa che
fu ospedale per i ragazzi del 7th reggimento, posta alla base di Monte Camino; è in
questi luoghi che sento il compiersi del richiamo della storia, di quella
storia che si è unita alla mia e mi fa essere come un “dogface” nei
boschi, che sente l’odore e abbaia agli altri del branco per far sentire la sua
presenza e cercare gli altri “dogface” chiamati dalla storia al loro
destino.
Il destino non è altro che questo
continuo desiderarne la presenza, ricercarla, come un’orma nel sottobosco e
seguirla fino alla tana dei “dogface soldiers”.
Non si può spiegare, come non si
può spiegare l’emozione del profumo dell’erba appena tagliata, la vista della
brina sulle felci, la sensazione di stare sdraiati nel silenzio e nel fango di
una “fox hole”, nei resti di una trincea o davanti ad una croce bianca
di cui conosci la storia di quel nome, perché forse sei stato nella sua buca,
ma sicuramente eri nel luogo che lo vide per l’ultima volta respirare.
Non è felicità, non è gioia, si è appagati, sazi di qualcosa di intangibile che è dentro di noi, che non sapevi di avere e che emerge in tutta la sua forza. La consapevolezza di essere stati scelti per seguire una missione, un distintivo a strisce diagonali bianche e blu che ha fatto sempre parte della tua vita.
Era a un passo da te ma non lo vedevi
fino a quando si è manifestato, un po' alla volta lungo la tua vita, fino al
giorno in cui tutto diventava più chiaro ed il “dogface” trovava la sua
tana.
Ho vissuto i primi 18 anni della
mia vita in un quartiere popolare di Roma, Centocelle, cosi chiamato perché in
epoca romana c’era un avamposto per il ricovero dei cavalli. Da ragazzi
andavamo a giocare in un grande prato a poca distanza da casa, veniva chiamato
“i pratoni” per la sua grandezza. Al centro era pericoloso giocarci perché
c’erano i rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, in parte crollati.
Oggi è una colata di cemento e asfalto, con strade, palazzi e centri
commerciali.
Qualche giorno fa leggendo sulla
liberazione di Roma, ho appreso che il 30th reggimento partì la mattina alle
5.30 da Valmontone e percorrendo la via Casilina raggiunse Centocelle
fermandosi a nord ovest in attesa di entrare a Roma. A nord ovest ci sono “i
pratoni”; li ho frequentati per 18 anni prima che la mia famiglia si
trasferisse a Villa Adriana, presso Tivoli ed in seguito a Castel Madama a cinque
chilometri verso est.
In questa nuova residenza, le
strade che percorro ogni giorno da 38 anni sono quelle che percorse il 7th
reggimento per entrare a Roma, in quel 4 giugno del 1944; anche questo l’ho
scoperto dalle ultime traduzioni dei testi in inglese sulla storia della Terza
Divisione.
Nel mio girovagare degli anni
passati, prima che il destino della storia non si palesasse ai miei occhi, i paesi più visitati furono tutti quelli che liberò la Terza Divisione di
Fanteria: Artena, Cori, San Cesareo, Palestrina; ho mille ricordi di quelle
zone e furono quelle che videro i carri del 601th Tank Destroyer con sopra i “dogface
soldiers” della Terza Divisione, salutare la popolazione liberata.
Andavo ogni anno a mangiare le
fragole in una nota località e passavo davanti ad una lapide bianca dedicata al
Col. Toffey.
E poi ancora, quando fui invitato ad Anzio, per le celebrazioni dello sbarco e comprai la mia prima divisa US Army per partecipare alle rievocazioni storiche, quando ormai la storia stava iniziando a delineare i contorni del mio destino.
Ricordo un hotel semplice e dal
personale cortese, al centro delle zone dei combattimenti successivi allo
sbarco. Una notte a leggere la storia di quanto accadde a gennaio del ‘44, sul
libro di Rick Atkinson e poi la mattina, per la prima volta indossavo una
divisa US Army.
La sentivo addosso, avvertivo il
peso della storia che rappresentava; scesi le scale verso la hall in silenzio,
con l’elmetto fissato male che si muoveva in ogni parte. Raggiunta la sala mi
presentai e mi dissero che avevo la patch della 5a armata e che non andava bene,
misero la mano nella tasca e mi regalarono una patch nuova, era a strisce
diagonali bianche e blu.
“Oggi siamo la gloriosa Terza
Divisione!” “cucila subito che si
parte!” mi dissero.
Trovai una signora gentile
dell’hotel che tolse la patch della 5a Armata e con pochi punti mise quella
della Terza Divisione, uscii e salii sul Dodge, insieme agli altri, tutti della
Terza Divisione, eravamo un mare di onde bianche e blu e mi sentii far parte di
loro anche se non li conoscevo.
L’estate successiva andai in
Austria per le vacanze e da lì raggiunsi Berchtesgaden, meta turistica ma anche
storica. Raggiunta, visitai il museo alla base della collina dove si trova il
rifugio dell’Aquila di Hitler e vidi una foto con dei soldati, avevano
sull’elmetto la stessa patch che mi avevano regalato.
“Come facevano da Anzio ad
essere arrivati fino lì?”
domandai a quella ragazza con me
nel viaggio che ancora non sapeva sarebbe diventata mia moglie.
Ripensai a quella foto, alla
patch, il “dogface” aveva annusato una pista ed aveva ripreso la ricerca
della sua tana, ma la vacanza in seguito distolse i suoi pensieri.
La storia ormai aveva iniziato a scorrere nel sangue ed iniziai i miei primi viaggi a Cassino; ricordo che la prima volta mi aveva portato all’abazia mio padre, io ero piccolo, ma già sapevo che i parà tedeschi avevano conteso quel monastero e la collina contro un esercito intero, ma non ricordo chi me lo aveva detto, mio padre di certo no, lo sapevo forse dalle letture dei fumetti di super eroica, che tutte le estati erano il premio per la mia promozione, dato che spendevo tutti i soldi che mi davano a casa per quelle riviste che leggevo sulle scale della scuola elementare, appoggiato al cancello chiuso sotto il sole cocente di giugno, fino a farmi diventare le mani nere e profumate dall’inchiostro.
Tornai a Cassino per vedere
i luoghi della battaglia e mi portarono a conoscere altri “dogface”,
ognuno con il suo richiamo della storia, con le sue emozioni, il suo fiuto e la
ricerca della sua tana e fummo subito branco.
Da Cassino il richiamo mi portò
fino al “Mignano Gap”; Montelungo e Monte Camino che stringono la via Casilina (HWSix) vennero percorsi in
lungo e in largo, insieme al branco dei nuovi “dogface”.
Il nostro fiuto era verso la 36th Texas, i bersaglieri ed i fanti italiani, che combatterono insieme agli
americani; agli inglesi ed alla First Special Service Force, che
guardo sempre con onore e rispetto, per la loro guerra sempre un passo avanti
agli altri verso il nemico.
Ma da ogni parte guardavo, notavo
sempre quel piccolo monte, basso, tutto rotondo, era un richiamo, una cosa che
mi attirava e di cui non sapevo il motivo; le notizie erano poche e tutte
riferite a dicembre del 1943 quando il monte fu occupato dalla 36th Texas.
In quel periodo stavo iniziando a
curiosare sulle medal of honor della 36th Texas in zona e trovai due nomi, “near
Mignano Montelungo” diceva la citazione del luogo in cui il valore
dell’uomo era andato oltre l’immaginazione. Erano due “dogface soldiers”
della Terza Divisione! Uno si era distinto proprio su quel monte che guardavo
sempre, era Maurice Lee Britt.
Anzio, Berchtesgaden, Mignano Montelungo… la Sicilia, l’Africa, erano stati ovunque, ma dovevo riprendere tutte le loro tracce per capire ed iniziai a concentrare le ricerche ed osservare le cartine geografiche fino a scoprire che i primi scontri della Winter Line erano stati a novembre per mezzo della Terza Divisione di Fanteria che proveniva da sud ed aveva oltrepassato il fiume Volturno. Quella era la zona dove mi portavano le mie tracce, quella era la zona dove sarei dovuto andare a cercare la mia tana.
Per anni ero andato su quei monti
a ricordare fatti e combattimenti di dicembre ma non sapevo cosa fosse accaduto
a novembre. era tutto così imperdonabile ma era successo.
Tutto ad in certo punto divenne
più chiaro; la storia della Terza Divisione si apriva ogni giorno a nuove
scoperte e l’Africa, la Sicilia, Battipaglia, la Winter Line, Nettuno, Roma,
poi la Francia, i Vosgi, il Reno, la Germania e Berchtesgaden, erano per me
anche Centocelle, il pratone, Palestrina, San Cesareo, la casa in campagna, la
Tiburtina, le vacanze in Germania, in Francia, Cassino, la via Casilina, Monte
Lungo, Monte Camino, Monte Rotondo, la mia vita aveva percorso per anni i
luoghi della Terza Divisione e man mano la storia mi aveva avvicinato a quei
colori bianchi e blu.
Annusavo l’aria, il “dogface”
stava per raggiungere la sua tana, guardavo la vetta di Monte Camino e pensavo “Volens
et Potens!”, dalla quota di Montelungo dicevo “Can Do!”, mi fermavo
a ricordare i combattimenti di Monterotondo e dentro di me dicevo “our
country, not ourselves!”
Una sera come questa, fredda e
piovosa, decisi di collegarmi al sito internet della Terza Divisione di
Fanteria US Army e feci il mio abbonamento all’associazione. Scoprii che ero
solo in Italia, venni unito al gruppo Internazionale, ma avevo trovato la mia
tana, avevo seguito le tracce di tanti “dogface” e li avevo raggiunti.
Erano i figli, i nipoti, di quei “dogface soldiers” che erano venuti un
giorno in Italia per sbranare bestie feroci e liberare i boschi dalla loro
presenza. Quei boschi dove oggi annuso l’aria in cerca delle tracce del
passaggio di quegli eroi con la faccia da cane, sporchi e con la barba incolta e ne sento ancora la loro presenza.
Dedicato a
tutti i “dogface” dell’associazione
Luigi S.
Presidente Ass. Terza Divisione di Fanteria, avamposto 16, Italia
lunedì 5 aprile 2021
5 Aprile, scatta l'offensiva nella valle del Pò.
5 Aprile, l'offensiva nelle valle del Pò.
All'inizio del 1945 la Quinta
Armata conteneva circa 270.000 soldati (con oltre 30.000 in più in attesa di
incarichi nei depositi di sostituzione), oltre 2.000 pezzi di artiglieria e
mortai e migliaia di veicoli, tutti posizionati lungo un fronte di 120 miglia
che si estende a est dalla costa ligure, attraverso la cresta dell'Appennino,
fino a un punto a sud-est di Bologna. Le principali unità di combattimento del
comandante includevano cinque divisioni di fanteria statunitensi (la 34a, 85a,
88a, 91a e 92a), la 10a divisione corazzata e la 1a divisione da montagna degli
Stati Uniti, il reggimento 442° giapponese-americano, nonché la 1a divisione di
fanteria brasiliana, il gruppo di combattimento italiano libero di Legnano e la
6a divisione corazzata sudafricana. Il IV Corpo degli Stati Uniti a ovest,
sotto il Magg. Gen. Willis D. Crittenberger, e il II Corpo degli Stati Uniti a est,
sotto il Magg. Gen. Geoffrey Keyes, condividevano il controllo delle dieci
divisioni equivalenti. Sul fianco destro della Quinta Armata c'era l'ottava
armata britannica, comandata dal 1 ° ottobre 1944 dal generale Sir Richard L.
McCreery. Contiene il 2° corpo polacco e
il 5°, 10° e 13° corpo britannico, l'ottava armata controllava otto divisioni
di quattro diverse nazioni, oltre a quattro gruppi di battaglia italiani liberi
e una brigata ebraica. Nell'aprile 1945 la loro linea si estendeva dall'area di
Bologna ad est fino all'Adriatico, dieci miglia a nord di Ravenna. Il generale
Clark programmò l'inizio di una nuova offensiva generale all'inizio di aprile
1945. A differenza delle precedenti campagne in Italia, assegnò chiaramente il
ruolo principale alle forze americane. Prima dell'offensiva principale, D-day 5
aprile, la 92a divisione di fanteria degli Stati Uniti doveva lanciare un
attacco diversivo, Operazione SECOND WIND, per catturare Massa lungo la
costa ligure. Quindi, il 9 aprile, l'Ottava Armata doveva penetrare le difese
nemiche a est di Bologna, attirando riserve nemiche dal vitale centro delle
comunicazioni. A seguito di queste deviazioni, lo sforzo principale del 15°
Gruppo dell'esercito, Operazione CRAFTSMAN, sarebbe stato lanciato dalle forze
della Quinta Armata intorno all'11 aprile. Inizialmente, le unità della Quinta
Armata dovevano penetrare nelle difese nemiche a ovest di Bologna, spostarsi
nella Pianura Padana meridionale e quindi catturare la stessa Bologna.
Piuttosto che distruggere le forze tedesche, la fase iniziale di CRAFTSMAN si è
concentrata quindi sulla penetrazione del fronte dell'Asse e sulla presa di
terreno sufficiente per fornire una base per ulteriori operazioni nella Pianura
Padana. Truscott intendeva attaccare con le forze di entrambi i corpi che
avanzavano fianco a fianco lungo due strade principali, scagliando gli assalti
per consentire la massima concentrazione di supporto aereo e di artiglieria per
ciascuno. Il IV Corpo di Crittenberger attaccherebbe per primo, a ovest delle
autostrade 64 e 65 che portano a nord a Bologna. Un giorno dopo, Keyes ' con il
II° Corpo avrebbe attaccato a nord lungo la Highway 65 e avrebbe preso Bologna.
Durante la Fase II, entrambi gli eserciti alleati avrebbero continuato a nord
verso l'area Bondeno-Ferrara, trenta miglia a nord di Bologna, intrappolando le
forze dell'Asse a sud del fiume Po. Infine, la Fase III vedrebbe gli eserciti
alleati combinati attraversare il Po e avanzare verso Verona, cinquanta miglia
più a nord, prima di aprirsi a ventaglio nell'Italia settentrionale, in Austria
e in Jugoslavia, completando la distruzione delle forze dell'Asse nell'Europa
meridionale.
Operazioni
Il 5 aprile 1945, la 92a
divisione di fanteria degli Stati Uniti iniziò il suo attacco diversivo sulla
costa ligure. Insanguinata da una controffensiva dell'Asse nel dicembre 1944 e
di nuovo durante un'offensiva nella valle del fiume Serchio nel febbraio 1945,
l'ormai veterana 92a divisione, preceduta da bombardamenti aerei e di
artiglieria, attaccò prima dell'alba con il 370 ° fanteria e l'annesso 442°
Regimental Combat Team. Mentre le truppe del 370 ° avanzavano attraverso le
colline lungo la strada costiera verso Massa, ricevettero un pesante fuoco
nemico e furono fermate.
Nell'entroterra, invece, i
soldati Nisei del 442° scalarono le Alpi Apuane per aggirare Massa da est.
Durante l'avanzata nei pressi di Seravezza, la Compagnia A del 100° Battaglione
del reggimento fu bloccata dal pesante fuoco nemico. Quando il suo capo squadra
è stato ferito in azione, subentrò il Pfc. Sadao S. Munemori. In diversi
attacchi frontali e solitari attraverso il fuoco nemico diretto, ha messo fuori
combattimento due mitragliatrici nemiche con granate. Ritirandosi sotto il
fuoco assassino nella sua posizione, Munemori aveva quasi raggiunto la
sicurezza di un cratere di granata occupato da due dei suoi compagni quando una
granata inesplosa rimbalzò sul suo casco e rotolò verso di loro. Rialzatosi
prontamente, si tuffò verso la granata e ne soffocò l'esplosione con il suo
corpo. Con la sua azione rapida ed eroica, salvò due dei suoi compagni a costo
della propria vita e fu insignito postumo della Medaglia d'Onore. Dopo diversi
giorni di combattimenti così selvaggi, il 442° conquistò Massa e l'11 aprile si
spinse a nord verso le famose cave di marmo di Carrara. Qui, una determinata
resistenza nemica ha fermato la corsa americana per oltre una settimana.
A est, sulla costa adriatica, i
soldati polacchi, indiani, neozelandesi e britannici dell'Ottava Armata si
fecero avanti il 9 aprile dopo un massiccio sbarramento aereo e di
artiglieria. Per i successivi giorni ingaggiarono ingaggiarono le forze
dell'Asse del 26° Panzer, 98° Fanteria, 362° Fanteria, 4° Paracadute e 42°
Jaeger division attraverso l'intero fronte, spingendole gradualmente a nord
verso il varco vitale di Argenta, appena ad ovest dell'invalicabile Laguna di
Comacchio. Nonostante l'ostinata resistenza dei soldati della Decima Armata
tedesca, il 18 aprile la 78a Divisione britannica si impadronì del divario di
Argenta, minacciando così di voltare l'intero fianco dell'Asse.
Un'immagine di veicoli in uso agli americani, probabilmente sottratti alle truppe italiane e tedesche.
Fonte dati: history.army.mildomenica 4 aprile 2021
Pasqua della Croce e della Resurrezione
Foto: 82a, Charles Badeaux, Theodor Sohosky, John Bogdan, 29 dic 1944
«Cristo non è un signore di grande ricchezza, ma un uomo povero che non ha dove posare il capo, non un patriarca con numerosa discendenza, ma un celibe senza casa e senza nido».... «la Croce cristiana non è una suppellettile della casa o un ornamento da indossare, ma un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato».....«una rivelazione di Dio capovolta, non potente ma servo» ... «chi muore con Cristo, con Cristo risorgerà, chi lotta insieme a Lui, con Lui trionferà».
Papa Francesco, Quaresima 2017
Croci... dal viaggio in Alsazia nei luoghi della Prima e Seconda Guerra Mondiale.
Soldati Francesi, Tedeschi, Americani, Algerini, Tunisini.
Cristiani, Mussulmani, Ebrei, spesso uniti nello stesso spazio, nemici di un tempo, religioni diverse ma una sola terra, un solo cielo.
Migliaia di Croci, nei sacrari e nei luoghi dei ritrovamenti dei soldati caduti; curate, custodite, rispettate.
Un viaggio nella debolezza dell'uomo, che combatte se stesso, uccide se stesso e ritrova se stesso sotto il simbolo della Croce.
Buona Pasqua della Croce e della Resurrezione.
Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army sez. 16 Italia